01/03/11

1° marzo 2011: 24h senza di noi. Scioperano immigrati ed italiani per la difesa dei diritti umani

Mai come quest’anno il popolo italiano dovrebbe aderire alla giornata del primo marzo, dedicata allo sciopero dello “straniero”, dove per straniero non s’intende solamente chi è nato oltre confine, ma qualsiasi persona non si senta rappresentata a dovere dal proprio paese, “La mia posizione è quella di straniero nella mia nazione” come recita una canzone di Neffa.
A Roma, come in tutte le maggiori città d’Europa, saremo tutti chiamati a manifestare contro un paese che sprizza xenofobia da tutti i pori o che fa finta di nulla davanti al massacro di un’intera popolazione, preoccupandosi che essa possa in parte scappare alla morte e rifugiarsi in Italia. E’ inaccettabile.
In Libia sarebbero più di
10mila i morti, oltre 50mila i feriti, uomini, donne e bambini uccisi brutalmente per mano dei fedeli al regime e di mercenari reclutati da Gheddafi dai paesi confinanti. A Bengasi, alcuni di essi sono stati bruciati vivi. In tutto questo, l’Italia non si muove. “Non disturbo Gheddafi” è stato il messaggio di Berlusconi alla notizia delle prime repressioni della scorsa settimana, il quale, avendo suscitato l’indignazione di tutte le diplomazie occidentali, s’è affrettato a dichiararsi “Molto preoccupato” tanto da alzare il telefono per fare uno squillo al suo miglior amico ed essere rassicurato da un “Qui in Libia va tutto bene”. Per Gheddafi insomma andrebbe benone, mentre si diverte a guardare il massacro del suo popolo, massacro del quale lui stesso n’è vile mandante.

La storia ci insegna, purtroppo, che personalità instabili come Gheddafi sono in grado di sterminare per capriccio intere popolazioni. Allora, se nel passato ci si poteva pulire la coscienza con la scusa che non si sapeva cosa succedesse nel mondo, se non a fatto compiuto, a causa di una scarsa comunicazione, oggi non è più cosi.
Sappiamo. Tutto. Sappiamo d’ogni morto, d’ogni bagno di sangue, delle fosse comuni, dei massacri.
Allora cosa dovremo fare? Restare a guardare l’ennesimo folle genocidio? Non bastano quelli attuali di
Palestina, Darfur, tanto per citarne qualcuno, a riempire bare nella totale indifferenza mondiale? Benché anche di loro si sappia tutto, si vuole far finta di nulla, non angosciarsi più di tanto per ingiuste uccisioni di migliaia di persone. In fondo, per noi è più facile dire “chi se ne frega”, presi dalle nostre mille quisquilie.

Se da una parte Gheddafi dichiara al mondo di voler sterminare gli insorti in quanto “topi di fogna” ed ucciderli uno dopo l’altro cercandoli casa per casa, dall’altra, il nostro governo altro non fa che preoccuparsi del fatto che i “topi di fogna” cerchino rifugio in Italia.Di certo c’è solo una cosa. Le migliaia di morti e feriti. Quelli sono esseri umani, non clandestini, immigrati, “topi di fogna”, “drogati”. Non meritano di certo il massacro che stanno subendo.
Sarebbe poi interessante se l’Italia pensasse a ritirare quei 112milioni d’euro di armi che ha generosamente esportato in Libia, invece di preoccuparsi solo di immigrati, gas e petrolio. La coscienza pulita, l’Italietta, non l’ha.
Se questo è quanto il nostro paese è in grado di fare, allora aveva ragione Gaber a cantare “Io non mi sento italiano”. Bisogna aderire allo sciopero il primo marzo, da stranieri. Non da italiani ma da cittadini universali: non esiste straniero.


Per info sulla giornata  clicca qui

Eleonora Pochi
Fonte : Fuori le mura

Nessun commento:

Posta un commento