01/04/11

L'Europa assolve l'Italia per l'omicidio Giuliani

La magistratura europea ha giudicato il nostro Paese non responsabile sulla questione dell'omicidio del ventitreenne, nei giorni del summit mondiale del 2001: “Non c'è stata violazione per uso eccessivo della forza”. Ripetuta condanna per l'inchiesta, giudicata troppo superficiale

Secondo il tribunale di Strasburgo, il carabiniere Mario Placanica avrebbe “agito nell'onesta convinzione che la propria vita e quella dei suoi colleghi si trovassero in pericolo. Il ricorso a un mezzo di difesa che poteva causare la morte, agli spari, era giustificato”. La famiglia di Carlo fece appello alla Corte Europea nel 2003, dopo la sentenza italiana che scagionava il carabiniere, denunciando l'uso eccessivo della forza da parte delle forze dell'ordine.
Allo stesso tempo, i magistrati europei hanno ribadito la condanna all'Italia per la mancanza di un'inchiesta approfondita sul decesso Giuliani.
Eppure, da quello che è possibile apprendere di quel tragico pomeriggio genovese, emerge che l'uso dell'arma non era l'unico modo per difendersi.
Giuliano Giuliani, padre di Carlo, ha commentato così, all'Adnkronos, la decisione della Corte: “Abbiamo ancora uno strumento che è la causa civile, sperando che nessuno voglia pensare che intendiamo rifarci sul cosiddetto povero carabiniere”. Sulla condanna da Strasburgo per la conduzione italiana dell'inchiesta, Giuliani tiene a precisare: “In quell'occasione porteremo tutta la documentazione che dimostrerà come le cose che sono state dette intorno all'uccisione di Carlo siano delle vere e proprie menzogne, delle trascuratezze, delle cose non onorevoli per il Paese”.

E' il 20 luglio 2001 a Piazza Alimonda, blindatissima malgrado non rientri nella 'zona rossa' indetta per le quattro giornate del G8. E' dalla mattina che si registrano feroci cariche della polizia contro manifestanti pacifici: chi non riesce a scappare, viene preso e letteralmente massacrato, senza motivo. Durante una delle cariche, un gruppo di dimostranti reagisce, due jeep dei carabinieri si muovono per tentare di bloccare l'accesso oltre la piazza, ma nello spostamento uno dei due defender urta un cassonetto e si ferma. In seguito verrà dichiarato dagli agenti che la jeep era incastrata in uno spazio molto stretto, ma in realtà di spazio ce n'era in abbondanza e sarebbe bastato fare una retromarcia per allontanarsi, come è stata poi fatto sul corpo di Carlo.
Il veicolo viene contornato da una decina di manifestanti, ma non accenna ad andarsene. Carlo si china per raccogliere un estintore vuoto mentre Placanica toglie la sicura alla sua beretta 92 Sb semiautomatica. Dai 1.300 fotogrammi girati in piazza Alimonda in quegli istanti, risulta che Giuliani si trovava a 3 metri e 0,6 centimetri dal defender mentre sollevava le braccia per lanciare l'estintore, a differenza di quanto appare dall'oramai diffusissima foto Reuters nella quale la distanza sembra molto più limitata. Placanica tende il braccio ad altezza d'uomo e spara. Sono le 17.27 quando Carlo viene colpito allo zigomo sinistro da un proiettile che gli fracassa la nuca, poi cade a terra. L'autista mette in moto il veicolo, facendo prima retromarcia e poi procedendo in avanti, passando per due volte sul corpo di Carlo, ancora vivo. Arrivano altri agenti di polizia, alcuni dei quali prendono il ragazzo a calci in testa. Qualche minuto dopo Carlo finirà la sua agonia. I manifestanti che tentano di soccorrerlo vengono allontanati dalle forze dell'ordine che formano un cordone attorno al cadavere mentre il vicequestore della Polizia tenta di recitare una disgustosa farsa, ignaro delle immagini che avevano ripreso l'agente sparare: “Sei stato tu ad ucciderlo, con una pietra!” urla correndo dietro un manifestante.


Eleonora Pochi
Fonte: Parolibero

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