14/07/11

Grecia: nuovo piano austerity, un governo contro l'intero popolo

Il cappio stringe sempre più al collo della Grecia, un Paese che ora paga debiti contratti da un'oligarchia corrotta e da un'azzardata entrata nell'area euro, per la quale evidentemente non si era preparati


Settimana di fuoco per la penisola ellenica. Dopo aver approvato il piano di austerità da 28,4 miliardi concesso da Fmi e Ue, il parlamento ha adottato la legge di attuazione dello stesso, contenente le misure imposte dai finanziatori del maxi-prestito destinate a realizzare il risanamento delle casse pubbliche. Un piano di rientro da circa 78 miliardi, con il quale il governo Papandreou si impegna per i prossimi cinque anni ad attuare ulteriori tagli alla spesa pubblica per 28,4 miliardi di dollari, aumentare le tasse ed intraprendere un massiccio processo di privatizzazione, che frutterebbe allo Stato circa 50 miliardi di euro.
Dall'Unione Europea, molta soddisfazione verso Atene per le decisioni intraprese, che rappresenterebbero “un importante passo in avanti verso la salvezza”.In Grecia, tranne i responsabili della crisi arroccati nelle mura del parlamento per decidere misure tese a far sprofondare il Paese nel più buio degli abissi, il popolo legittimamente protesta.

A piazza Syntagma “andate a casa, voi e il vostro pacchetto di austerità” è stato gridato talmente forte da raggiungere senza dubbio le orecchie dei governanti, i quali però non hanno voluto ascoltare la voce del popolo. Per l'ennesima volta. Mercoledì 29 giugno, giornata del primo step attuativo del piano d'austerità, i manifestanti in piazza sono giunti da tutta la penisola, uno di loro riflette sul perché di una simile mobilitazione: “Se i nostri politici ci hanno portato fino a questo punto, è perché glielo abbiamo permesso. Ma adesso bisogna reagire”. In piazza ci sono anche i sindacati, che hanno proclamato, per l'occasione, quarantotto ore di sciopero generale. Una Nazione in rivolta contro un parlamento, che dovrebbe essere l'emblema del volere dei cittadini ed invece appare chiaramente sottomesso e costretto al volere di istituti internazionali, il cui reale obiettivo è salvaguardare la stabilità dell'euro, anche a costo di ridurre un Paese alla fame. Il risultato di questo comportamento è la rabbia popolare. Una rabbia che è causato duri scontri tra manifestanti e forze dell'ordine ed è costata cento feriti. Il governo ha ordinato l'apertura di un indagine poiché, secondo immagini trasmesse da una tv privata, sembrerebbe che alcuni poliziotti abbiano collaborato con manifestanti particolarmente indignati. Probabilmente si inizia a percepire il timore che le forze dell'ordine non siano più disposte a ricoprire il ruolo di guardie del corpo per una classe politica che il Paese non appoggia e rifiuta fortemente.


Eleonora Pochi
Fonte: Parolibero

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