01/07/11

Debtocracy, presente greco e futuro italiano

Un documentario prodotto da due giornalisti, Katerina Kitidi e Aris Hatzistefanou, che svela gli altarini dell'attuale crisi mondiale, soffermandosi sul meccanismo che ha spinto la Grecia al vassallaggio verso FMI e BCE, perdendo così la sovranità nazionale

Questa volta occorre una piccola premessa. Benché il cortometraggio sia uscito più di un mese fa, abbiamo ritenuto giusto parlarne dal momento che i media italiani, più o meno volutamente, hanno scelto di tacere, forse presi da un raptus d'oblio. Ciò che si evince da poco più di un'ora di filmato è allarmante. E' spaventosamente speculare alla situazione italiana, fornendo un chiaro presagio di quello che il nostro Paese sarà costretto ad affrontare, un preavviso forse troppo chiaro per essere diffuso. In fondo noi italiani siamo un popolo apprensivo. Non serve essere un economista, il linguaggio utilizzato in Debtocracy, una volta tanto, è comprensibile anche ai comuni mortali, esponendo in maniera chiara e concisa il processo che ha portato alla crisi attuale e le cause principali.
Iniziamo col dire che, come la Grecia, siamo uno dei paesi PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) dell'Unione Europea. L'acronimo ha, inoltre, il significato di paesi maiali, a causa del cattivo stato delle loro economie. “A differenza degli USA, dove la Banca Centrale opera per diminuire le diseguaglianze tra Stati, in Europa le diseguaglianze sono state amplificate, generando dei 'parenti poveri', i PIIGS, i maiali dell'integrazione europea”.
Dunque come Wallerstein classificò il sistema mondo in centro (paesi sviluppati) e periferia (paesi sottosviluppati), anche l'Europa può essere considerata in tale ottica. “L'Eurozona ha distrutto il sistema immunitario dei Paesi della periferia europea, esponendoli ai rischi più gravi della crisi mondiale. Il tallone d'Achille di questi Stati è il deficit e il debito pubblico”.

In Grecia, l'ascesa politica di G. Papandreou ha dato il colpo finale all'economia. Dopo aver posto le basi di uno Stato sociale, senza aumentare le tasse alle corporazioni e ai redditi alti, mettendo al sicuro posti di lavoro con la nazionalizzazione delle compagnie private in perdita, è emerso il raccolto della sua semina, contaminata dalle precedenti politiche del primo ministro Costas Karamanlis, che già fecero esplodere il debito, preparando l'economia al collasso.
Quando il debito raggiunge il 167% del Pil, bussa precipitosamente alla porta di casa il FMI, accolto a braccia aperte da Papandreou. “Il FMI è rappresentante nel mondo delle classi favorite dalle trasformazioni neoliberiste, il cui obiettivo di aumentare i guadagni ha portato alla crisi attuale. […] Non solo le misure imposte al governo greco sono ingiuste e pericolose per la popolazione, ma sono destinate a fallire. Come in Argentina, l'obiettivo delle misure non è di salvare l'economia, ma di proteggere banche e grandi società. Il debito continuerà a crescere”.
Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea hanno imposto alla Grecia un terribile piano di austerità in cambio del maxiprestito da 110 miliardi concesso nel maggio 2010. Ad oggi, l'UE teme il default ed impone alla penisola ellenica tagli ancora più consistenti alla spesa pubblica, un ulteriore aumento delle tasse e la svendita di beni statali. “Tutti i Paesi che sono stati 'sostenuti' dal FMI hanno avuto conseguenze drammatiche in termini di speranza di vita. Ci sono Stati in cui è calata di 5 o addirittura 10 anni”.
Migliaia di cittadini greci pagheranno miliardi di debiti, frutto di corruzione ed interessi di una stretta cerchia di persone: “La risposta del governo viola i principi più basilari della democrazia. I cittadini si ribellano”. Il problema della Grecia, s'apprende dal video, è che ha perso la sovranità nazionale, “siamo diventati vassalli. Il governo si è messo contro i suoi cittadini, portando fame e povertà per almeno 20 anni”.

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