17/05/11

L'Intifada della libertà, a Gaza il convoglio 'Restiamo Umani'

Attivisti giunti nella striscia per commemorare Vittorio Arrigoni, mostrare sostegno alla popolazione palestinese e raccogliere informazioni e testimonianze. Nel frattempo, numerose manifestazioni pacifiche in tutta la Palestina sono state represse dalle forze armate israeliane


Il 12 maggio è riuscito a giungere a Gaza, passando per il valico egiziano di Rafah, il convoglio umanitario 'Restiamo Umani', in commemorazione di Vittorio Arrigoni, cooperante brutalmente assassinato il 15 aprile scorso.
La giornata di ieri, 15 maggio, in occasione della Naqba, ha intensificato l’intifada per la libertà, coinvolgendo ogni angolo di Palestina. Rincuorati e incoraggiati dall'arrivo degli ottanta attivisti italiani e internazionali, i cittadini gazesi hanno deciso di manifestare pacificamente spingendosi fino il valico di Eretz, confine tra Gaza e Israele. Gli operatori del convoglio però, sono stati bloccati poco prima del valico dal servizio d'ordine di Hamas, che impediva in particolare ai dimostranti stranieri, di raggiungere il check-point. I palestinesi hanno continuato fino alla zona cuscinetto.
“Erez rappresenta il modo in cui Israele ci impedisce di uscire e rientrare a Gaza – racconta un manifestante gazese alle telecamere del convoglio-, a nessuno è concesso di attraversare questo valico se gli israeliani non sono d'accordo. Vogliamo rimuoverlo perché è uno degli strumenti di Israele che rende le nostre vite davvero insopportabili”. Il check-point di Erez è stato teatro di duri scontri, l’esercito israeliano ha aperto il fuoco sulla folla, provocando la morte di due palestinesi, di cui un giornalista locale e quasi 70 feriti. In tutti i territori palestinesi occupati, le forze armate di Netanyahu hanno represso ferocemente le manifestazioni. Il bilancio è di 13 palestinesi uccisi, quasi duecento i feriti. Il convoglio, oltre che commemorare Vittorio Arrigoni, ha l'obiettivo di incontrare la popolazione gazese, costretta nella morsa dell'occupazione israeliana per documentare e diffondere più informazioni possibili.

Tra le prossime iniziative intraprese dagli attivisti della striscia, quella di accompagnare i pescatori gazesi oltre il limite imposto dalla marina israeliana, restrizione adottata nonostante la legge internazionale prevedesse disposizioni ben diverse. “Secondo gli accordi di Oslo i pescatori palestinesi possono utilizzare fino venti miglia di mare – spiega Mafuz Kabariti, membro della "fisherman and marine sport association" -, ma questo non è mai successo e gli israeliani hanno concesso loro solo dodici miglia, ridotte prima a dieci, poi a sette in seguito alla situazione politica. Dopo la guerra nella quale Israele ha attaccato Gaza, la linea di pesca è stata limitata a tre miglia dalla costa. Quest'area non è abbastanza per tutta la popolazione, per tutta quella gente che aveva perso il loro lavoro e si dedicava alla pesca per sfamare la propria famiglia. Non credo – continua Kabariti in una video intervista pubblicata sul sito del convoglio-, che questa sia una decisione intrapresa da Israele per motivi di sicurezza, ma sembra più una punizione collettiva per i palestinesi.
Non c'è media che racconti ciò che gli israeliani fanno ai palestinesi in mare, quando tentano di superare le tre miglia l'unico linguaggio utilizzato per impedirglielo è quello delle armi. Molte persone sono state ferite ed uccise durante gli attacchi degli israeliani. Stiamo pianificando di andare con i pescatori palestinesi per violare il limite delle 7 miglia, per permettere loro di andare oltre, fino a 10 miglia per pescare”. Conclude così l'attivista locale: “ Abbiamo perso il corpo di Vittorio, ma le sue idee vivono e vivranno sempre in noi. Eravamo molto felici quando lui era a Gaza, il suo 'Restiamo Umani' ha avuto un forte impatto sulla Palestina”.

Eleonora Pochi
Fonte: Parolibero

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