17/05/11

Accordo Fatah-Hamas, epilogo dell'occupazione israeliana

Dopo quattro anni di divisioni, la Palestina è tornata a rincorrere il sogno dell'unità, verso il riconoscimento ufficiale dell'ONU di West Bank e Striscia di Gaza come Stato della Palestina. Entrambi i leader mirano a contrastare l'invasione d'Israele e costruire un governo democratico che agisca in nome dei diritti del popolo palestinese



Che sia di convenienza o meno, la riconciliazione tra Fatah e Hamas è stata motivo di grandi festeggiamenti tra il popolo palestinese. Mercoledì 4 maggio, dopo anni di divisioni, Cisgiordania e Gaza hanno finalmente compiuto il passo verso la riunificazione, siglando un accordo “per porre fine alle divisioni politiche palestinesi e raggiungere la riconciliazione nazionale”. La storica cerimonia si è svolta al Cairo, nella sede principale dell'intelligence egiziana; proprio in quel 'nuovo Egitto' che ha promesso di allentare il blocco su Gaza, riaprendo ufficialmente il valico di Rafah, chiuso dal governo Mubarak.
Capisaldi dell'intesa sono la formazione di un governo di transizione, l'assegnazione di specifici ruoli sul campo, la programmazione delle elezioni presidenziali, legislative e del Consiglio nazionale entro i prossimi sei mesi. Inoltre ci si può finalmente muovere, almeno a livello istituzionale, per chiedere all'ONU il riconoscimento ufficiale dello Stato della Palestina, il prossimo settembre.
 
Il leader di Hamas, Kaled Mesha'al, ha dichiarato: “La pagina delle divisioni fa già parte del passato: essa viene messa da parte nello spirito della lotta contro l'occupazione e non per incendiare il popolo palestinese palestinese. La nostra vera lotta è contro l'occupazione israeliana e non contro i figli della nostra stessa patria. Israele sarà messo di fronte a una realtà compatta, quella della volontà arabo-islamica che dovrà essere degna di ascolto e di rispetto. Lo Stato palestinese che vogliamo dovrà essere forte, sovrano, con Gerusalemme capitale, libero dalla presenza coloniale e rispettoso dell'applicazione del diritto al ritorno dei nostri profughi”.

Da parte sua il presidente Abu Mazen, leader di Fatah, ha ribadito la volontà di generare una sinergia che permetta l'affermazione dei diritti del popolo palestinese, aggiungendo: “Un ritorno ai negoziati con Israele avrà dei parametri ben definiti: fermare la colonizzazione dei Territori palestinesi occupati e un impegno serio dello Stato ebraico verso la pace” precisando tuttavia: “Impediremo ogni atto violento contro l'entità sionista”.

Naturalmente Israele storce la bocca. La logica del 'divide et impera' sembrerebbe aver ceduto il passo a quella dell'unione, che fa la forza del tanto odiato popolo palestinese. Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu in merito all'intesa raggiunta dai leader palestinesi: “E' un duro colpo per la pace e una grande vittoria per il terrorismo. Questo accordo prepara la strada ad Hamas, agevolandolo a prendere il controllo anche in Cisgiordania. Non ci può essere pace su entrambi i fronti, perché Hamas chiede la distruzione dello Stato di Israele”.
 
Dura la replica di Abu Mazen alle parole del primo ministro israeliano: “Hamas è parte integrante della società palestinese, restano vani i tentativi israeliani di gettare discredito sul processo di riconciliazione” aggiungendo che Israele sta strumentalizzando la riunificazione palestinese per evitare i negoziati di pace.
Una riunificazione che, nonostante tutto, non lascia intravedere la pace in un'orizzonte tormentato dalla violenza perpetuata da Israele, che intimorito dall'unione, prova a fare la povera vittima con l'Occidente. D'altra parte c'è da chiedersi se Hamas sarà effettivamente in grado di garantire la democrazia al popolo palestinese al fianco di Fatah.

Eleonora Pochi
Fonte: Parolibero

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