19/03/12

L’Apartheid del popolo palestinese

Quando il mondo si accorgerà della folle segregazione razziale perpetuata da Israele?

Continua il processo israeliano di colonizzazione dei territori palestinesi. L’espropriazione di terre e risorse naturali, prosegue nonostante violi clamorosamente il diritto internazionale e nonostante l’Ufficio per gli Affari Umanitari dell’Onu abbia lanciato un chiaro allarme sulla grave espulsione forzata di oltre 60 mila palestinesi. Le colonie sono localizzate in punti strategici, ricchi di risorse, come la Valle del Giordano, oppure di rilevanza geopolitica, come Gerusalemme Est, nella quale Israele sta attuando un processo di ebraicizzazione, atto a deturpare simboli e fattori culturali arabi e cristiani. L’occupazione illegale della Valle del Giordano ha origini remote e risale dal 1978, anno in cui fu creato il primo insediamento israeliano a Tomer. Attualmente, migliaia di palestinesi non riescono più a sfamare le loro famiglie, non potendo più contare sul raccolto delle loro terre. “Non solo gli Israeliani ci hanno rubato le terre – racconta un agricoltore della valle -, ma ci hanno anche costretto a lavorare per loro. Passo la giornata a raccogliere ed innaffiare le coltivazioni di peperoni e pomodori. Nel mio villaggio non ho nemmeno l’acqua corrente”(Nena News).

La regione della Valle del Giordano è particolarmente fertile e molto ampia, copre circa un terzo dell’intera Cisgiordania, ed è l’area più ricca di risorse idriche. Eppure, il 98% dell’acqua è accessibile esclusivamente agli israeliani. Il 75% della popolazione locale palestinese si è trovata quindi costretta a lasciare la valle.  Tutti gli altri sono stati incaricati da Israele a lavorare nelle colonie per pochi shekel. “Gli israeliani preferiscono i lavoratori palestinesi perché hanno una maggiore esperienza nell’agricoltura” ha dichiarato a Nena News un altro contadino impiegato nelle piantagioni di Tomer. Ai Palestinesi delle colonie è vietato di costruire case, scavare pozzi, andare a scuola e non possono neanche raccogliere l’acqua piovana.Sono inoltre sfruttati come lavoratori nelle loro terre, senza poter neanche raccoglierne i frutti.

Eleonora Pochi
Fonte: Fuori le Mura

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