23/03/12

Grecia, agnello pasquale di un’Europa in crisi

Un piano d'aiuti mai visto prima, ma la penisola ellenica non riesce ad uscire dalla crisi, tra declassamenti continui dalle agenzie di rating ed un popolo ridotto alla stremo
 
L’Eurozona ha detto sì ad un ulteriore iniezione di liquidità nelle casse elleniche. Altri 130 miliardi, previsti dal piano di aiuti più grande della storia, sono stati destinati al salvataggio della Grecia. Non certo per altruismo, bensì per scongiurare il contagio finanziario nel resto dell’area euro. La Troika ha inoltre giudicato “sufficenti” i progressi della Grecia: “Tutte le leggi richieste a Parlamento e a Governo sono state adottate, ne restano solo alcune che saranno completate a breve”. Le agenzie di rating sembrano di tutt’altro parere. Moody’s ha dichiarato in seguito al lancio dell’operazione finalizzata al coinvolgimento di privati nella ristrutturazione del debito ellenico: “Atene affronterà’ comunque problemi di solvibilità a medio termine perché dovrà tornare sul mercato una volta esauriti i fondi del secondo pacchetto di aiuti, e le riforme annunciate avranno rischi di attuazione molto significativi”. L’agenzia ha declassato i titoli della Grecia, in seguito all’approvazione delle misure della Troika, a livello “C”, cioè spazzatura, mentre l’agenzia Fitch l’aveva ridotto a “C” da “CCC”, prevedendo un “default nel breve termine”. 
Intanto, l’economia reale del paese è al collasso. L’austerity imposta da fuori, impone il progressivo smantellamento dello Stato sociale, con ulteriori tagli alla spesa pubblica, alle pensioni, ai salari. La disoccupazione sfiora il 20% ed il 48% dei giovani non riesce a trovare un impiego. I principali sindacati, in continuo sciopero, hanno dichiarato in una nota: “La distruzione del quadro istituzionale del lavoro, i nuovi tagli alle pensioni, la rovina dello stato sociale, l’abolizione di Enti pubblici e i nuovi licenziamenti nel settore pubblico”. Nella sua storia, Piazza Syntagma, era mai stata così costantemente presidiata da decine di miglia di cittadini, contrari alle misure di Austerity e alla sempre più marcata dipendenza dalla volontà internazionale di Fmi, Bce e Ue, a cui i governi sembrano obbedire impassibili. Ci si chiede se, non sarebbe stato meglio il default e l’uscita dall’Euro, invece d’un remissivo asservimento alla volontà della politica-finanziaria internazionale.

Eleonora Pochi
Fonte: Fuori Le Mura

Nessun commento:

Posta un commento