16/11/11

I giovani palestinesi: “Basta all’ipocrisia delle istituzioni internazionali”

Con il riconoscimento all’Unesco, la Palestina ha raggiunto un buon risultato. Ma c’è ancora molto, anzi moltissimo, da fare
  
L’Unesco ha riconosciuto la Palestina come Stato membro ed è subito caos. A parte la perenne astensione italiana al voto sulle questioni palestinesi, è l’arrogante reazione di Usa e Israele che suscita particolare ed ulteriore indignazione. Washington, definendo “inaccettabile” l’ammissione della Palestina nell’agenzia culturale delle Nazioni Unite, ha bloccato i fondi destinati all’organizzazione, pari a 60 milioni di dollari. Dal canto suo, Israele ha stabilito di accellerare l’incessante progetto di colonizzazione, che prevede la costruzione di 2000 nuove abitazioni, tra Gerusalemme ed il sud di Betlemme, prima città che sarà proposta all’Unesco per essere riconosciuta “patrimonio dell’umanità”. Netanyahu, oltre che tagliare anch’egli i fondi destinati all’Unesco, ha sospeso il trasferimento di fondi derivanti da tasse e dazi per circa 100 milioni di dollari destinati ai Territori Palestinesi, com’è successo già in primavera, in occasione dell’accordo di riconciliazione Fatah-Hamas.

I  siti che beneficeranno del riconoscimento Unesco potranno essere tutelati e
mantenuti finanziariamente dall’agenzia internazionale. In altre parole, Israele non potrà più bombardare e distruggere alla cieca, almeno alcuni luoghi saranno “protetti” dall’Unesco. Si continuerà a bombardare villaggi, demolire abitazioni, uccidere indistintamente uomini, donne, bambini, distruggere reti elettriche, idriche e fognarie per destabilizzare la quotidianità del popolo arabo, impedire gli spostamenti di Palestinesi. Tutto questo grazie al benestare anzitutto degli Usa, che da anni fornisce tecnologie e aiuti alle forze armate israeliane, poi da gran parte d’Europa, prima tra tutte l’Italia, che sostiene economicamente, politicamente e militarmente il governo sionista. La scorsa settimana, per dire la più recente, è stato concessa in Sardegna un’esercitazione congiunta delle aviazioni italiana e israeliana.
Uno Stato canaglia, propenso all’annientamento del popolo palestinese, che agisce in piena violazione del diritto internazionale ed in palese contrasto con i diritti umani fondamentali, responsabile di un blocco criminale imposto sulla Striscia di Gaza, calorosamente accolto in casa nostra. I giovani palestinesi della West Bank, hanno dichiarato in un comunicato rivolto all’Onu: “A scuola, all’Università e attraverso le nostre organizzazioni, abbiamo appreso i diritti umani e il diritto internazionale, eppure sembra che i palestinesi rientrino in una classe di persone a cui questi diritti non si applicano – s’apprende dalla nota in rete -. Come i neri in America mezzo secolo fa, o in Sud Africa due decenni fa, siamo vittime di un’ideologia che mira all’esclusione e di quelli che la tollerano e la rendono possibile. Infatti, le voci che parlano con più vigore di diritti umani, libertà, Stato di diritto, sono le stesse che rendono possibile la sistematica violazione dei principi che professano. Siamo stanchi – continuano i giovani palestinesi – di ascoltare queste istituzioni ipocrite, che rispettano il nostro popolo solo a parole, calpestando i nostri diritti e le nostre aspirazioni. Cosa ci guadagna l’ONU a condonare questa ipocrisia, questo doppio gioco e le sistematiche violazioni delle sue stesse leggi e principi? ”.


Eleonora Pochi
Fonte: Fuori le Mura

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