04/10/11

La Marcia per la Pace cinquant'anni dopo

Come ogni anno, Perugia ed Assisi hanno accolto migliaia di attivisti. Un sentiero di ventiquattro chilometri per attirare l'attenzione nazionale ed internazionale su tematiche che pesano sulle spalle dell'umanità

A cinquant’anni dalla prima Marcia per la Pace organizzata da Aldo Capitini, filosofo perugino, la manifestazione continua a svolgersi con un'enfasi e partecipazione sempre crescenti. In circa duecentomila hanno sfilato lo scorso 24 settembre, da Perugia ad Assisi, un cammino lungo ben 24 chilometri. Uno tsunami di pace con l'intento di spazzar via quanta più violenza possibile. Il nome dell'iniziativa per quest'anno è lo stesso del 1961, “Per la pace e la fratellanza dei popoli”, un obiettivo per il cui raggiungimento si adoperano quotidianamente milioni di esseri umani, ma altrettanti milioni remano contro. Ci si rende conto che molto è stato fatto, ma ancora c'è tanto da lavorare. Sul palco allestito in piazzale della Basilica di San Francesco, sono state spese parole per la liberazione di Francesco Azzarà, volontario Emergency rapito lo scorso mese in Darfur e che sembrerebbe essere presto rimpatriato. Si è parlato della questione palestinese e dell'incidenza che il conflitto arabo-israeliano assume nel contesto mondiale, anche analizzando il ruolo dei capitali occidentali tesi a finanziare le guerre. Infine il tema del taglio alle spese militari è stato, come ogni anno, oggetto di una cosciente e ragionata riflessione.

Un rinnovo, quello della Perugia-Assisi, di un appello alla pace in virtù dell'uguaglianza tra popoli, un richiamo alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, troppo spesso dimenticata: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti – recita il primo articolo del documento promosso dagli Stati membri delle Nazioni Unite, stilato poco dopo le atrocità della Seconda guerra mondiale -. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Utopistico per molti, imprescindibile per altri. L'appello del Comitato promotore dell'appuntamento annuale della pace è concreto, possedendo principi ispiratori, proposte ed impegni. “Se vogliamo la pace dobbiamo investire sulla solidarietà e sulla cooperazione a tutti i livelli – s'apprende dalla mozione approvata dal 'popolo della pace' -, a livello personale, nelle nostre comunità come nelle relazioni tra i popoli e gli stati. La logica perversa dei cosiddetti "interessi nazionali", del mercato, del profitto e della competizione globale sta impoverendo e distruggendo il mondo. La solidarietà tra le persone, i popoli e le generazioni, se prima era auspicabile, oggi è diventata indispensabile”. Tra le proposte avanzate nel documento figurano investimenti su giovani, educazione e cultura, tagli alle spese militari, incentivare un'informazione libera e pluralista, garantire l'accesso al cibo e all'acqua per ognuno: “Il futuro non è nella chiusura in comunità sempre più piccole – sottolinea il comitato promotore della Marcia -, isolate e intolleranti che perseguono ciecamente i propri interessi ma nell’apertura all’incontro con gli altri e nella costruzione di relazioni improntate ai principi dell’uguaglianza e alla promozione del bene comune. Praticare il rispetto e il dialogo tra le fedi e le culture arricchisce e accresce la coesione delle nostre comunità. I rifugiati e i migranti sono persone e come tali devono vedere riconosciuti e rispettati i diritti fondamentali”.

Eleonora Pochi

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