19/04/11

Precariato, la tratta degli schiavi moderni

Nella giornata di sabato scorso, la mobilitazione dei precari ha attraversato l'Italia intera. 'Il nostro tempo è adesso, la vita non aspetta' è il nome del comitato che ha promosso l'iniziativa. Migliaia in piazza per rendere manifesta la loro rabbia, sognano il futuro ma il presente preclude loro di guardare lontano

Nel paese dei 'super ricchi o super poveri' la classe media rischia l'estinzione, assottigliando sempre più il vertice della piramide sociale: solo un'1% delle famiglie possiede il 13% della ricchezza italiana. Una distribuzione del reddito strabica e distorta è la causa di questo enorme divario, che non accenna a diminuire, tra classi sociali. Alla base della piramide, tra gli altri, i lavoratori 'atipici' raggiungono quasi i quattro milioni. Ad ognuno di loro viene negata la possibilità di costruirsi una famiglia, comprare una casa, fare progetti a lungo termine e sperare in un avvenire che permetta la serenità. 'Quelli senza futuro' si sono ritrovati in piazza per rivendicare i diritti loro negati, contro un mercato del lavoro avvilente, in grado di garantire un futuro effimero quanto una bolla di sapone.
Secondo i dati diffusi dai maggiori sindacati, solo nel Lazio risiedono oltre 420mila precari: “Dal 2009 i lavoratori atipici, sono aumentati ad un ritmo impressionante, circa 1.200 al mese” ha dichiarato Claudio Di Berardino, segretario generale per Roma e Lazio della Cgil.
C'è bisogno di un pacchetto minimo di misure in grado di garantire ai lavoratori un percorso trasparente, meritocratico, dignitoso e soprattutto stabile. Tra stage non retribuiti, tirocini, fantomatici contratti a progetto e lavoro nero, giovani e meno giovani sono costretti nell'incertezza dell'eterno precario, troppo pochi soldi per arrivare alla fine del mese ed una stabilità contrattuale inesistente. Sono proprio loro, quei 'bamboccioni' che qualcuno dichiarava estremamente oziosi e lenti nell'emanciparsi.
“Stiamo assistendo ad una degenerazione del concetto di flessibilità – ha dichiarato Antonio Di Pietro, leader dell'Italia Dei Valori, confermando il sostegno alla giornata di mobilitazione del 9 aprile -, si sta andando verso il feudalesimo.  Questo non è più sintomo di uno Stato moderno, ma di un nuovo patronato per il quale si sfrutta il mercato degli schiavi moderni”.
Di tutt'altra opinione il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, secondo il quale i lavoratori sarebbero adeguatamente tutelati e sostenuti dallo Stato: “Oggi non c'è nessuno che perdendo il lavoro non venga aiutato dallo Stato. C'è la cassa integrazione per i precari, così come per i lavoratori a progetto. Abbiamo garantito la pace sociale”.

Milioni di italiani, quelli 'super poveri', non conoscono la 'pace sociale'. Vivono un inferno completamente ignorato dallo Stato. Così, i precari del comitato 'Il nostro tempo è adesso, la vita non aspetta', promotore della mobilitazione di sabato scorso, hanno risposto alle dichiarazioni inadeguate del Premier rivolte ad una platea di neolaureati: “Davvero pensa il Presidente del Consiglio che il Milan e suoi successi personali siano da prendere ad esempio per i giovani italiani? Davvero pensa che il 30% di disoccupazione giovanile, i 2 milioni di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, l'esercito di lavoratori precari rimasti senza lavoro e senza reddito con la crisi economica, possano avere 'il sole in tasca' ?” . In tutto questo, per milioni di lavoratori c'è il rischio di rimanere non solo senza lavoro, ma anche senza pensione, dopo aver versato regolarmente i contributi previsti dalla legge. Questa può essere definita 'pace sociale'?

Eleonora Pochi
Fonte: Parolibero

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