17/07/12

Sudan e Sud Sudan, in guerra nel nome del petrolio

Duri scontri si stanno consumando tra i due eserciti africani, spalleggiati dalle potenze più forti del mondo. L’oro nero è il motivo del conflitto, che sta inginocchiando la popolazione

Lo scorso aprile é stata dichiarata l’ennesima guerra, la sessantesima in corso nel mondo. La parti belligeranti sono il Sudan, spalleggiato da Cina e Russia e il Sud Sudan, sostenuto da Usa, Europa e Israele. Entrambi i paesi godono di ingenti finanziamenti esteri, elargiti dai rispettivi ‘alleati stranieri’, che permettono loro di armare i relativi eserciti, che in queste ore si stanno scontrando per il controllo di alcuni ‘punti caldi’, ricchi di petrolio e risorse naturali. In particolare, la presa della regione di Heglig da parte dell’esercito sudsudanese, che secondo i confini tracciati dall’Onu appartiene al Sudan, è stata la scintilla che ha fatto scoppiare ufficialmente il conflitto. Nonostante la secessione del Sud, ufficializzata il 9 luglio scorso, restano ancora irrisolte numerose questioni, prima tra tutte, il controllo delle aree petrolifere del sud Kordofan e Abyei. Sussistono inoltre marcate ostilità religiose, tra arabi e islamici sudanesi e cristiani e animisti del Sudan del Sud. Una serie di motivi, che hanno condannato sia Nord che Sud a vent’anni di guerra civile, povertà estrema, fame, epidemie, stermini di massa. Nella regione del Darfur, il confiltto causò la più grave crisi umanitaria del pianeta, oltre che rappresentare uno dei più gravi genocidi del ventesimo secolo. Circa cinque milioni di morti, tre milioni di sfollati, migliaia di minori arruolati come soldati. Nei confronti del presidente del Sudan, Omar al-Bashir, la Corte Penale Internazionale dell’Aja ha emesso un mandato di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità commessi durante il conflitto del Darfur. Tuttavia, l’unico mandato a lui ascritto è quello presidenziale.

Anche il presidente del Sud Sudan ha più di uno scheletro nell’armadio. Salva Kiir Mayardit è a capo di un ‘partito politico’, ‘Esercito Sudanese di Liberazione Popolare’ (SPLA), che possiede un braccio armato in cui si reclutano forzatamente bambini, attraverso retate notturne nei villaggi. Ciò nonostante il Sud Sudan è, già da prima della sua nascita, gode della simpatia e del supporto dell’Occidente. Proprio qualche giorno fa, Juba è entrata a far parte, in qualità di 188esimo stato, della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. Sembrerebbe inoltre che gli USA siano in procinto di aprire a Juba la base militare americana più grande d’Africa. Secondo Amnesty International gli USA hanno fornito armi e addestramento allo SPLA, appunto l’esercito sudsudanese che arruola migliaia di bambini soldato

Eleonora Pochi
Fonte: Fuori le Mura

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