25/06/12

Vittorio Arrigoni, un vincitore


E' passato un anno dalla morte dell'attivista italiano impegnato nella striscia di Gaza. Tuttavia, il suo 'Stay Human' è e rimarrà immortale

Un anno fa, Vittorio Arrigoni è stato ucciso. Strangolato con una corda dai sui rapitori, ancora non si sa ufficialmente per quale motivo. Nelle numerose sentenze del processo, l’aula del tribunale di Gaza s’è dimostrata un ridicolo teatrino, in cui due dei quattro rapitori sopravvissuti alla sparatoria che ebbe luogo durante un blitz delle forze armate di Hamas, riescono a nascondersi grazie ad una presunta ‘mancanza di prove’ sostenuta dai loro difensori, continue ritrattazioni di quanto dichiarato ed una sostanziale indifferenza dei pm che seguono il caso, aggravata dall’incuria delle istituzioni italiane. “Il governo italiano ci ha lasciato soli” denuncia la famiglia Arrigoni.

Vittorio torna a vivere a Gaza nel 2008, dopo esser stato espulso da Israele nel 2005. Viene lui riconosciuta la cittadinanza onoraria palestinese. Da lì, oltre che adoperarsi attivamente in aiuto della popolazione gazawi, svolge il prezioso ruolo di reporter, diffondendo attraverso i reportage per Il Manifesto e il suo blog Guerrilla Radio, importanti informazioni circa la situazione della Striscia. Vittorio sarà l’unico reporter a rimanere a Gaza durante la terribile operazione militare ‘Piombo Fuso’, attacco sferrato da Israele dal 28 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009.

I suoi reportage, che raccontarono i primi momenti dell’attacco e la tragedia del popolo gazawi, sono stati la pietra miliare per la stampa estera e italiana. Arrigoni scrisse durante l’attacco: “Qualche giorno fa sono piovuti dal cielo volantini che intimavano l’evacuazione. Israele mantiene sempre le sue minacce, ora stanno piovendo bombe”. La situazione a Gaza, già grave a causa dell’assedio israeliano, in quei giorni degenerò, trasformando la Striscia nel più lugubre dei paesaggi di morte, vittima di una delle più gravi ed immediate stragi di massa della Storia. “E’ un undici settembre ogni ora, ogni minuto da queste parti”. Una pioggia radioattiva, di bombe al fosforo bianco. Tuttavia, il mondo stette a guardare.
 “Qualcuno fermi questo incubo – scrisse Arrigoni -. Rimanere immobili, in silenzio, significa sostenere il genocidio in corso. Urlate la vostra indignazione, in ogni capitale del mondo ‘civile’”.  Gli abitanti della Striscia non poterono scappare da quell’inferno, blindati da anni in una prigione a cielo aperto. Durante i bombardamenti, non ci fu per migliaia di gazawi la possibilità di mettersi al riparo in un posto sicuro. A Gaza, nessun posto è sicuro. “Passano notti a pregare un Dio che li scampi alla morte, dato che nessun uomo pare interessarsi alle loro esistenze”. Arrigoni, tuttavia, decise di rimanere lì, affermando: “Non lascerò il mio paese”, denunciando esecuzioni sommarie, barbarie e crimini umanitari commessi dalle forze israeliane. Reclamava, inoltre, diritti calpestati e denunciava l’oppressione del regime militare di Hamas. Insomma dava ‘fastidio’ un po’ a tutti nel nome dei diritti umani.

Quotidianamente Vittorio, insieme agli altri attivisti ISM, si impegnava a proteggere i pescatori palestinesi, facendo da scudo umano sia ai pescherecci che infrangevano l’assedio, andando al di la delle 3 miglia dalla costa (limite imposto da Israele, in completa violazione del diritto internazionale marittimo), sia i contadini che lavoravano le loro terre vicine al confine, cercando di proteggerli fisicamente e documentando i vari crimini perpetuati dall’esercito israeliano. Durante l’attacco ‘Piombo Fuso’ Vittorio e gli altri attivisti, si sono posti come scudi umani sulle ambulanze, nonostante i cecchini israeliani sparassero lo stesso.

In un intervista poco prima della morte, con il sorriso sulle labbra Vittorio dichiarò: “Dovessi un giorno morire – e spero fra cent’anni! -, vorrei che sulla mia lapide fosse scritto quello che diceva Nelson Mandela, ‘Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare’. Vittorio Arrigoni. Un vincitore”.

Clicca qui per vedere il videoclip realizzato dal gruppo Darg Team, di Gaza, un omaggio a Vittorio, cantato sulle note di una nota canzone popolare locale, che Arrigoni amava cantare con bambini e abitanti del posto.


Eleonora Pochi
Fonte: Fuori Le Mura 


Riportiamo questo brano, che è un omaggio a Vittorio realizzato dal gruppo Darg Team, di Gaza, cantato sulle note di una nota canzone popolare locale, che Arrigoni amava cantare con bambini e abitanti del posto.

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