05/12/11

L’Italia nel baratro, ma le spese militari aumentano

Un Paese martoriato da decenni di speculazioni e malgoverno, messo in ginocchio dalla crisi. Tagli ovunque: Istruzione, Casa, Sanità, Lavoro, Assistenza, Previdenza; ma la guerra non si tocca, anzi s’incentiva
  
L’Italia detiene il quarto debito pubblico mondiale che, in crescita inarrestabile da decenni, ammonta a circa 2mila miliardi di euro. Nessuna manovra finanziaria  riuscirà ad estinguerlo, almeno nel futuro di una decina di generazioni. Un debito che peserà sulle spalle dei figli dei nostri nipoti ed oltre. Un tasso di crescita pari a zero, un deficit crescente, la progressiva sfiducia finanziaria verso il nostro mercato, l’esodo dei giovani italiani. Un Paese martoriato da decenni di speculazioni e malgoverno, messo in ginocchio dalla crisi. Tagli ovunque: Istruzione, Casa, Sanità, Lavoro, Assistenza, Previdenza; ma la guerra non si tocca, anzi s’incentiva: il nostro Paese è l’ottavo al mondo per spese militari.

Nel 2011 la spesa militare italiana ammonta a 20,5 miliardi di euro, un incremento dell’8,4% rispetto al 2010. Inoltre continuano ad arrivare dagli USA velivoli “Predator”, sofisticatissimi aerei senza pilota che permettono operazioni militari d’intelligence, di sorveglianza e di contrasto all’immigrazione clandestina; armamenti che l’Italia si è impegnata ad acquistare siglando contratti, ancora in essere, risalenti al 2004.

Proprio la scorsa settimana, la commissione Difesa della Camera ha votato cinque programmi di acquisto per ulteriori armature militari per un valore di oltre 500 milioni di euro. Dunque, invece di elaborare misure volte a tassare anche l’aria, sarebbe interessante capire quale sia la dinamica che blinda la voce ‘spesa militare’ nel bilancio statale, mentre la spesa pubblica è sempre più iniqua.

Anche nell’export di armi l’Italia spicca, addirittura come secondo esportatore mondiale, dopo gli USA e secondo dati Onu sul commercio internazionale, nel 2009 l’Italia è stata, per il quinto anno consecutivo, il primo esportatore mondiale di armi leggere(ossia di tipo non militare), anche Paesi canaglia tra i destinatari. Le principali imprese italiane esportatrici sono quelle del gruppo Finmeccanica, il quale azionista di riferimento è il Ministero dell’economia ed è fra le prime dieci società mondiali per fatturato militare. La recente questione giudiziaria dell’holding, che sta facendo emergere sporche dinamiche finanziarie, mazzette e tangenti in cambio di appalti, ha contribuito insieme ad altri fattori al crollo attuale del valore azionario del gruppo, eden clientelare di poltici, mogli, ex- militari etc.

Commerciano e producono armi che nella maggioranza dei casi servono a reprimere il dissenso da parte di regimi autoritari, molto spesso sostenuti, più o meno direttamente, dalle “democrazie” occidentali, colpevoli di sistematiche violazioni dei diritti umani. Le armi leggere provocano ben 500mila morti all’anno, permettono l’uso di bambini-soldato tra le file dei combattimenti.

Eleonora Pochi

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