Sono otto i nidi comunali inseriti nel recente bando di Roma Capitale finalizzato alla concessione degli asili a privati. Continua quindi il processo di privatizzazione delle strutture di via Flora nel 5° Municipio, largo Rotello nell’8°, via Trafusa, via Vivanti e Largo Camboni nel 12°, via dei Colli Portuensi nel 16°, via di Valcannuta nel 18° e di via Basiliade nel 19°. Coloro che prenderanno in gestione i nidi, nella pratica caveranno profitto dall’aumento previsto dalla legge regionale di riforma dei nidi(12/2011), causa delle “classi pollaio”, del rapporto bambini/educatori. La legge, inoltre, diminuisce il numero dei metri quadri a disposizione dei bambini, che passa da dieci a sei. Anzi, in realtà lo spazio a disposizione dei bimbi sembra essere concretamente ancora meno. “Nel nido di via Valcannuta nel 16° municipio – denuncia l’Unione dei Sindacati di Base – è prevista l’accoglienza di 98 bambini per una superficie netta utile totale di 502 mq (comprensiva di servizi, spazi per il personale, cucina ossia spazi non utilizzati dai bambini) pari a 5,2 mq per ogni bimbo”. La cessione a privati di decine di asili nido della Capitale desta preoccupazione non solo per la qualità dell’attività pedagogica, ma anche per l’occupazione del personale all’attivo nei nidi e soprattutto sul trattamento riservatogli. I timori degli educatori, più che fondati, si aggirano intorno alla consistente diminuzione dei salari, all’aumento delle ore lavorate e, come spiegato, al maggiore numero di bambini che ogni educatrice dovrà seguire. La reazione da parte dei lavoratori e dei genitori è stata forte ed è stata affiancata dall’USB, che ha dichiarato in una nota: “Gli otto nidi devono essere immediatamente aperti con una gestione pubblica e assumendo le educatrici precarie del Comune di Roma. Per scongiurare questo scempio informeremo capillarmente le famiglie ed i cittadini, arriveremo se necessario a denunciare alla magistratura le irregolarità. Intanto dichiariamo lo stato di agitazione di tutto il personale educativo dei nidi, fino al ritiro del bando di privatizzazione”.
Tutto questo, secondo Alemanno e l’assessore alla Scuola De Palo, sarebbe necessario per
“abbattere le liste di attesa”. Il sindaco ha aggiunto che “gli asili nido comunali costano molto di più di quelli convenzionati”. La realtà sembra essere un’altra. Il nostro paese è in spaventoso ritardo rispetto all’obiettivo stabilito dalla Strategia di Lisbona di 33 posti di nido ogni 100 bambini (33%). Siamo a malapena al 12% e in alcune aree del Sud, si sfiora l’1%. Cifre vergognose, se si pensa al 60% di Danimarca e al 40% dell’Irlanda, per esempio. Il motivo di questo enorme divario è racchiuso nel fatto che l’Italia è l’unico Paese europeo a non avere un capitolo nella Legge di stabilità dedicato ai servizi dell’infanzia. Tra l’altro questa grave mancanza si traduce in una delle cause più gravi delle anomalie presenti nella sfera dell’occupazione femminile made in Italy. Tra l’altro, la messa all’asta di strutture come gli asili nido, sembra ledere principi costituzionali. La libertà di insegnamento, sancita dall’art. 33 e garantita dallo Stato, potrebbe essere compromessa da condizionamenti privati, ossia dall’adozione di metodi e pedagogie particolari legati ad un singolo progetto di Istituto. La scuola statale, che non si fonda su programmi differenziati o su idee particolari, deve continuare ad essere il canale principale al diritto all’istruzione, sancito dall’art. 34 della nostra carta costituzionale: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Nel manifesto del Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica, s’apprende: “ La scuola non è sempre stata pubblica. Essa è nata privata e riservata ai ricchi. E’ diventata pubblica e statale al termine di un lungo cammino di emancipazione da interessi di ogni tipo: la cultura ha dovuto fare molta strada per sottrarsi a questi interessi e assicurarsi condizioni d’esistenza libera, essenziali per il suo sviluppo.” Il processo di privatizzazione della scuola così come si sta evolvendo nel nostro Paese, dai nidi alle Università, sembra rappresentare esclusivamente una sconfitta per la democrazia.
Eleonora Pochi
Fonte: Fuori le Mura
Eleonora Pochi
Fonte: Fuori le Mura
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