Visualizzazione post con etichetta Roma capitale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Roma capitale. Mostra tutti i post

03/05/13

Alemanno e la sfrenata privatizzazione dei Nidi comunali

Sono otto i nidi comunali inseriti nel recente bando di Roma Capitale finalizzato alla concessione degli asili a privati. Continua quindi il processo di privatizzazione delle strutture di via Flora nel 5° Municipio, largo Rotello nell’8°, via Trafusa, via Vivanti e Largo Camboni nel 12°, via dei Colli Portuensi nel 16°, via di Valcannuta nel 18° e di via Basiliade nel 19°. Coloro che prenderanno in gestione i nidi, nella pratica caveranno profitto dall’aumento previsto dalla legge regionale di riforma dei nidi(12/2011), causa delle “classi pollaio”, del rapporto bambini/educatori. La legge, inoltre, diminuisce il numero dei metri quadri a disposizione dei bambini, che passa da dieci a sei. Anzi, in realtà lo spazio a disposizione dei bimbi sembra essere concretamente ancora meno. “Nel nido di via Valcannuta nel 16° municipio – denuncia l’Unione dei Sindacati di Base – è prevista l’accoglienza di 98 bambini per una superficie netta utile totale di 502 mq (comprensiva di servizi, spazi per il personale, cucina ossia spazi non utilizzati dai bambini) pari a 5,2 mq per ogni bimbo”. La cessione a privati di decine di asili nido della Capitale desta preoccupazione non solo per la qualità dell’attività pedagogica, ma anche per l’occupazione del personale all’attivo nei nidi e soprattutto sul trattamento riservatogli. I timori degli educatori, più che fondati, si aggirano intorno alla consistente diminuzione dei salari, all’aumento delle ore lavorate e, come spiegato, al maggiore numero di bambini che ogni educatrice dovrà seguire. La reazione da parte dei lavoratori e dei genitori è stata forte ed è stata affiancata dall’USB, che ha dichiarato in una nota: “Gli otto nidi devono essere immediatamente aperti con una gestione pubblica e assumendo le educatrici precarie del Comune di Roma. Per scongiurare questo scempio informeremo capillarmente le famiglie ed i cittadini, arriveremo se necessario a denunciare alla magistratura le irregolarità. Intanto dichiariamo lo stato di agitazione di tutto il personale educativo dei nidi, fino al ritiro del bando di privatizzazione”.

Tutto questo, secondo Alemanno e l’assessore alla Scuola De Palo, sarebbe necessario per
“abbattere le liste di attesa”.
Il sindaco ha aggiunto che “gli asili nido comunali costano molto di più di quelli convenzionati”. La realtà sembra essere un’altra. Il nostro paese è in spaventoso ritardo rispetto all’obiettivo stabilito dalla Strategia di Lisbona di 33 posti di nido ogni 100 bambini (33%). Siamo a malapena al 12% e in alcune aree del Sud, si sfiora l’1%. Cifre vergognose, se si pensa al 60% di Danimarca e al 40% dell’Irlanda, per esempio. Il motivo di questo enorme divario è racchiuso nel fatto che l’Italia è l’unico Paese europeo a non avere un capitolo nella Legge di stabilità dedicato ai servizi dell’infanzia. Tra l’altro questa grave mancanza si traduce in una delle cause più gravi delle anomalie presenti nella sfera dell’occupazione femminile made in Italy. Tra l’altro, la messa all’asta di strutture come gli asili nido, sembra ledere principi costituzionali. La libertà di insegnamento, sancita dall’art. 33 e garantita dallo Stato, potrebbe essere compromessa da condizionamenti privati, ossia dall’adozione di metodi e pedagogie particolari legati ad un singolo progetto di Istituto. La scuola statale, che non si fonda su programmi differenziati o su idee particolari, deve continuare ad essere il canale principale al diritto all’istruzione, sancito dall’art. 34 della nostra carta costituzionale: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”. Nel manifesto del Comitato Nazionale di collegamento per la difesa della scuola pubblica, s’apprende: “ La scuola non è sempre stata pubblica. Essa è nata privata e riservata ai ricchi. E’ diventata pubblica e statale al termine di un lungo cammino di emancipazione da interessi di ogni tipo: la cultura ha dovuto fare molta strada per sottrarsi a questi interessi e assicurarsi condizioni d’esistenza libera, essenziali per il suo sviluppo.” Il processo di privatizzazione della scuola così come si sta evolvendo nel nostro Paese, dai nidi alle Università, sembra rappresentare esclusivamente una sconfitta per la democrazia.

Eleonora Pochi
Fonte: Fuori le Mura

09/11/12

Manifestazione artisti di strada: “Proprio Roma, la città dell’arte, è stata ridotta ad un chiaro simbolo di regresso culturale”

Prosegue l’azione di protesta degli artisti di strada contro un regolamento che impedisce loro di manifestare liberamente la loro arte.  La delibera 24/2012 di Roma Capitale ha introdotto pesanti restrizioni alla street art, che da millenni affascina e riunisce, benché per qualche minuto, folle di grandi e piccini senza distinzione alcuna. É pur vero, forse proprio in ragione del potere aggregante della stessa, che è stata da sempre limitata e perseguita dalla legge, non dimenticando poi, che ciò che non è sorvegliabile, a chi governa non piace mai. “L’arte di strada – spiega Maria Grazia Fiore, portavoce del movimento ‘La Strada Libera Tutti’ – rappresenta, in Italia come in ogni parte del mondo, un’espressione libera e  quindi difficile da poter in qualche modo regolamentare. Personaggi eclettici ed eccentrici si muovono per le strade, scivolano via svanendo sotto un alone di luna e riappaiono sorridenti ed inebrianti al chiaro sole del giorno dopo. Rappresenta una forma da dover senz’altro reprimere perché non controllabile, e tutto quello che è non controllabile ovviamente provoca un senso di timore. Nessuno si sognerebbe di cancellare l’arte di strada e i suoi artisti, in quanto rappresentano un chiaro invito alla pacifica e serena collettività di gruppo in quanto l’arte di strada porta aggregazione tra giovani e unione tra le varie etnie. Questo succede perché il volere di un gruppo di dirigenti o chi per loro non vuole in assoluto questo. Il perché è misterioso”. Da millenni, si cerca di impedire lo svolgersi di esibizioni artistiche improvvisate, che divergono dal lucro e mirano esclusivamente ad intrattenere e regalare qualche attimo di divertimento, a ricordare alle persone che tutto sommato un sorriso può aiutarci e che la vita non è così pesante così come vogliono farci apparire. Ci regalano, insomma, qualche attimo di libertà dello spirito.

Il nuovo regolamento comunale infligge un grave colpo all’arte di strada, in quanto “Roma viene allontanata dal panorama europeo e la delibera è chiara, non vuole rientrare nell’ottica di  far valere la propria cultura in campo internazionale – ci racconta Maria Grazia Fiore -. Così facendo, si avvale di un diritto incivile negando di fatto l’espressione dell’arte di strada in ogni sua forma e  cancellando la  dignità artistica e il  lavoro creativo. Il perché ce lo domandiamo ogni giorno, ma ancora non riusciamo a darci una risposta. Non abbiamo parole per commentare quello che sta succedendo nella Capitale…proprio Roma, la città delle arti e delle bellezze, ridotta ad un chiaro simbolo di regresso culturale, senza  I suoi artisti che da sempre l’hanno inneggiata. Roma è diventata una città sola e desolata, privata della sua vera anima.
I punti caldi della delibera 24/2012 sono il divieto dell’utilizzo degli strumenti a fiato e a percussione, il divieto di amplificazione, la limitazione a sole due ore di lavoro, l’ assegnazione di postazioni prestabilite e limitate a  poche piazze della città, la limitazione ad un massimo  di cinque elementi per gruppo artistico, la previsione di ammende a partire da 100 fino ad un massimo di 1000 euro e sequestro dell’attrezzatura, l’assegnazione e l’iscrizione ad un albo che discrimina le realtà degli artisti stranieri. Tuttavia, secondo il recente verdetto del Tar del Lazio, il regolamento non genererebbe “un pregiudizio grave, immediato e non reintegrabile”, anche se saranno necessari approfondimenti su alcuni punti. Dal Coordinamento Romano degli Artisti di Stada (Coo.R.A.S.), determinante ed influente per la stesura del precedente regolamento entrato in vigore nel 2000, non si riesce ancora a capire come mai i tavoli di discussione con l’amministrazione romana per stabilire le nuove misure non siano serviti a nulla: “Il Coo. R.A.S. è riuscito fino all’ultimo a patteggiare con l’ amministrazione capitolina, con incontri e discussioni per migliorare la delibera, rendendola più elastica ed efficace in ogni suo punto, cercando di far riflettere i dirigenti che chi sta per strada sa quanto è difficile l’impegno e il lavoro che ogni giorno viene svolto con dedizione e passione dagli artisti. Ma, quando il tutto sembrava andare per il meglio, il 12 Aprile 2012 viene votata la Delibera n° 24. Ovviamente la giunta capitolina non ha rispettato il lavoro svolto dal Coordinamento Romano degli Artisti di Strada ed ha approvato l’attuale normativa, suscitando dissenso e delusione da parte di tutti gli artisti che speravano in un accordo vero e sincero” spiega ancora la portavoce degli artisti di strada, che sottolinea anche come le norme decretate abbiano leso la dignità degli artisti: “La dignità di un’ artista è lesa quando contrariamente alla sua volontà non può esprimere la propria arte. Questo per ogni artista rappresenta il male più doloroso, che distrugge la componente creativa. Dove non vi è più confine tra reale ed immaginario, egli si pone al centro della sua ispirazione regalando  la propria genialità al servizio dell’intera umanità, come fonte inesauribile di conoscenza e sapere, partecipando al concreto sviluppo dell’educazione letteraria di ogni individuo. Da sempre il sapere del mondo passa dentro le varie forme artistiche per sopravvivere e sviluppare la propria evoluzione intellettuale e da sempre gli artisti sono i figli della Conoscenza di tutte le civiltà. Negando tutto ciò si nega una società civile. Questo la classe dirigente lo sa molto bene”.

Abbiamo chiesto a Maria Grazia Fiore, che oltre ad essere portavoce degli artisti di strada è anche attrice teatrale, se la gente riesca ancora a riconoscere un talento dalla mediocrità volontariamente promossa da Major e Talent Show: “Credo di si. Ogni talento è sempre simbolo di creatività, quindi chi ascolta e guarda un giovane artista riconosce la sua espressione artistica. Tuttavia, l’involuzione dei mass-media ha reso questi giovani talenti “polpa” da vendere al dettaglio e massificazione da svendere al primo offerente. L’arte è una salita faticosa e ripida da percorrere, una fonte continua di creatività di ogni genere e forma, la televisione non fa altro che distruggere il lungo percorso di attività creativa inventando show scadenti e privi di senso culturale. Non è un problema di chi si esibisce, ma come ti fanno apparire, di come ti vincolano, ti censurano, ti raggirano…e chi ne va di mezzo il più delle volte sono giovani talenti che confidano in una speranza che si trasforma mera illusione”.

Per capire bene il fenomeno, basti ricordare l’espisodio di Joshua Bell, violinista di fama internazionale, che si esibì in una stazione della metropolitana di Washington tra l’indifferenza dei passanti: “Questo è il risultato dell’operato di gran parte dei mezzi di comunicazione – commenta la portavoce del movimento in difesa dei street artist -, bersagliando le coscienze ed annientando la capacità di inventiva individuale, si trasforma tutto in una indifferenza brutale e raccapricciante, che rende l’essere umano bieco e insoddisfatto del proprio vivere quotidiano. Tutto si riduce alla frenesia di correre per raggiungere chissà quale obbiettivo o quale meta. L’importante è superare  a qualunque costo il caro prezzo della propria vita, il resto diventa superfluo. Siamo ormai invasi dalle pubblicità, dalle belle macchine e dalle case di tutto lustro e per raggiungere tutto questo gli animi si piegano e si lacerano nella speranza di riuscire ad avere in qualche forma una vita alquanto ‘dignitosa’. É  stata spostata l’attenzione su beni materiali, in quanto la marcia verso l’economia mondiale è l’unica salvezza che ci propongono É stata inabissata la dote più vera di tutti gli esseri viventi, ovvero la propria sensibilità e spiritualità, che da sempre  è stata l’unica arma per un progresso intellettuale e di solidarietà. Quando Joshua Bell suonava nella metropolitana un fiume di gente gli passa accanto con il cuore chiuso e gli occhi proiettati nel niente infinito, ma la sua musica senz’altro ha fatto breccia nei loro animi in quanto l’Arte ha il potere assoluto di cambiare le coscienze di tutti noi”.

Eleonora Pochi