Torture, fosse comuni, minori fucilati, repressione sempre più feroce. Damasco mobilita navi da guerra, elicotteri, carri armati e schiera l’esercito con l’obiettivo di reprimere le manifestazioni di massa che reclamano riforme

Secondo Adnan Bakkour, procuratore generale della Siria che secondo fonti internazionali pare si sia dimesso dopo esser stato testimone dell’uccisione di 72 prigionieri ad Hama, sarebbero oltre diecimila i “topi di fogna” arrestati. “Mi dimetto a causa del regime di Assad e delle sue bande” ha dichiarato Bakkour.
Intanto la macelleria umana siriana ha suscitato lo sdegno internazionale. Mentre gli Usa hanno deliberato l’applicazione di diverse sanzioni, anche l’Ue dichiara un embargo imminente verso Damasco, sul quale grava un colossale giro d’affari: ben il 95% del petrolio siriano esportato è destinato all’Europa. Affari che l’Italia tiene bene a mente, giacché sta ostacolando, in sede comunitaria, l’applicazione immediata delle sanzioni, dichiarando che sarebbe più adeguato posticipare il blocco a fine novembre, scadenza contrattuale delle forniture. Sempre più sfacciatamente, gli affari prima di tutto.
Non solo l’Occidente. L’Iran, storico alleato della Siria, storce la bocca davanti il sanguinario obbrobrio: “Il Medio Oriente potrebbe essere immerso nel caos se il presidente Assad continua ad ignorare le richieste di riforma – ha dichiarato Akbar Salesi, ministro degli esteri iraniano -. Sia nello Yemen, in Siria o in qualsiasi altro paese, la gente ha richieste legittime ed i governi dovrebbero rispondere nel più breve tempo possibile”. Un Paese, l’Iran, mosso dall’appetitosa fetta d’export petrolifero verso l’Europa, che con l’embargo taglierebbe gli accordi con la Siria?
Anche la Turchia ha preso le distanze dalle scelte politiche di Assad: “Tutto il mondo dovrebbe sapere che siamo al fianco del popolo siriano – ha dichiarato il presidente della repubblica turca -. Oggi nel mondo non c’è più spazio per amministrazioni autoritarie, partiti unici, regimi chiusi”. Perfino la Lega Araba condanna la Siria, raccomandandosi di “mettere fine allo spargimento di sangue”, si legge dalla nota che Damasco ha respinto nervosamente.
Di tutte le parti in gioco, il popolo siriano appare l’unico vero amico di sé stesso, inerme contro una dispotica follia.
Eleonora Pochi
Fonte: Parolibero
Eleonora Pochi
Fonte: Parolibero
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