01/08/11

“LasciateCIEntrare” mobilitazione contro il bavaglio stampa sui Cie

Da mesi ai giornalisti è proibito l'accesso nei centri per immigrati. Organizzata lo scorso 25 luglio una manifestazione nazionale per la libertà di informazione e contro le violazioni di diritti

Ci sono luoghi in Italia dove non è concesso vedere per raccontare. E' vietato informare su quanto avviene in quelle strisce di terreno delimitate da filo spinato, posti arcani che prendono il nome di Cie e Cara, centri di detenzione. La circolare interna n° 1350 emanata il 01/04/2011 dal Ministro Maroni, nel pieno delle ondate migratorie provenienti dal Maghreb, ha vietato ai giornalisti di entrare nei siti per i migranti, ossia i Centri di Identificazione e i Centri di Accoglienza per i Richiedenti Asilo. Il provvedimento, oltre che ledere profondamente il diritto di informazione, oscura violazioni di diritti umani e condizioni di vita inaccettabili. L'atto proibitivo ha suscitato la reazione della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dell'Ordine nazionale dei Giornalisti, che hanno scritto una lettera congiunta al ministro dell'Interno: “La circolare 1350 limita il dovere di informare liberamente i cittadini, in ottemperanza all’articolo 21 della Costituzione - s'apprende dalla nota”. Davanti al silenzio di Maroni rispetto alla reazione del mondo giornalistico, è stata indetta una giornata di mobilitazione lo scorso 25 luglio. “LasciateCIEntrare” è la sigla delle manifestazioni svoltesi davanti a numerosi Cie e Cara italiani, alle quali hanno preso parte giornalisti, associazioni umanitarie, cittadini e rappresentanti istituzionali. S'apprende dall'appello dell'iniziativa: “Questi centri sono da tempo off-limits per l’informazione, cioè luoghi interdetti alla società civile e in cui soltanto alcune organizzazioni umanitarie arbitrariamente scelte riescono ad entrare. Ma la circolare del ministro dell’Interno ha reso ancora più inaccessibili tali siti – continua la nota - . Giornalisti, sindacati, esponenti di associazionismo antirazzista umanitario nazionale e internazionale presenti nel territorio in cui sono ubicati, sono considerati secondo detta circolare ‘un intralcio’ all’operato degli enti gestori e per questo tenuti fuori”.

Dentro quelle mura, la disperazione dei reclusi è tanta. Basti ricordare la protesta dello scorso giugno di decine di immigrati del Cie di Lampedusa, che pur di non rimpatriare ed uscire dal lager, hanno ingerito lamette e pezzi di vetro. Il Comitato promotore della mobilitazione, durante la giornata di lunedì, ha tenuto a precisare: “Il prolungamento votato nei giorni scorsi dal Parlamento, che consente di trattenere le persone non identificate nei Cie fino a diciotto mesi, aumenta il disagio e la sofferenza in cui si ritrovano persone che non hanno commesso alcun reato”.
Tra le altre, ha aderito all'iniziativa la Fondazione Terre des Hommes Italia, che opera a tutela dell'infanzia, con un sit-in davanti al Cie siciliano: “E’ inaccettabile che centinaia di minori siano costretti a rimanere rinchiusi in strutture, di fatto detentive, in totale violazione delle disposizione di legge che ne prevedono l’opportuna tutela - osserva Federica Giannotta, Responsabile Diritti dell’Infanzia della Fondazione -. Questi minori rimangono in uno stato di abbandono umano per settimane, ignari del perché sono detenuti e di cosa li attende. Durante la loro permanenza sull’isola non sono segnalati alle autorità competenti e, quindi, non sono presi in carico da nessuno fino a quando non raggiungono le comunità di accoglienza, spesso mesi dopo”.

Eleonora Pochi
Fonte: Parolibero

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