Secondo l'organizzazione per i diritti umani, i terribili atti di violenza avvenuti in occasione del G8 di Genova sono rimasti ampiamente impuniti
Dieci anni fa, Genova divenne lugubre teatro di morte. I rappresentanti degli otto paesi più potenti si riunirono per il G8, arroccati in una blindatissima zona rossa. Nelle quattro giornate del summit, oltre 200 mila persone si riversarono nelle strade della città ligure, ma nonostante la natura pacifica della protesta, si assistette a gravi atti di violenza ed un evidente abuso della forza da parte della polizia. Eppure, nonostante si sia arrivati addirittura ad uccidere con un colpo di arma da fuoco alla testa il ventitreenne Carlo Giuliani, l'Italia non si è ancora assunta la responsabilità per le inconcepibili violazioni di diritti umani commesse in quei giorni dalle forze di polizia.
Decine e decine di manifestanti sono stati massacrati. Durante l'irruzione alla scuola Diaz, adibita a dormitorio, decine di agenti di polizia picchiarono incessantemente coi manganelli molte persone, prendendole a calci, pugni e colpendole con legni e ferri presenti nella struttura. Le pochissime immagini reperibili in riguardo, ricalcano una macelleria messicana. Nel carcere provvisorio di Bolzaneto, oltre a picchiare allo stremo decine e decine di persone, gli agenti insinuavano minacce di violenza sessuale ed ulteriori percosse. Le persone picchiate a sangue, furono costrette a rimanere in condizioni disumane per oltre venti ore.
Dure le parole di Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International: “Dal G8 di Genova, abbiamo assistito in Italia a dieci anni di tentativi largamente falliti di chiamare le forze di polizia a rispondere di fronte alla legge dei reati commessi contro i manifestanti”.
Decine e decine di manifestanti sono stati massacrati. Durante l'irruzione alla scuola Diaz, adibita a dormitorio, decine di agenti di polizia picchiarono incessantemente coi manganelli molte persone, prendendole a calci, pugni e colpendole con legni e ferri presenti nella struttura. Le pochissime immagini reperibili in riguardo, ricalcano una macelleria messicana. Nel carcere provvisorio di Bolzaneto, oltre a picchiare allo stremo decine e decine di persone, gli agenti insinuavano minacce di violenza sessuale ed ulteriori percosse. Le persone picchiate a sangue, furono costrette a rimanere in condizioni disumane per oltre venti ore.
Dure le parole di Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International: “Dal G8 di Genova, abbiamo assistito in Italia a dieci anni di tentativi largamente falliti di chiamare le forze di polizia a rispondere di fronte alla legge dei reati commessi contro i manifestanti”.
L'organizzazione umanitaria accolse favorevolmente l'apertura dei processi Diaz e Bolzaneto: “Tuttavia – ha dichiarato Amnesty alla stampa -, poiché il codice penale italiano non prevede il reato di tortura, i pubblici ufficiali sospettati di aver torturato i manifestanti non sono stati incriminati per tale reato ma per altri che, sottoposti alla prescrizione, hanno portato sostanziale impunità”. Lo scorso anno l'Italia, oltre a non aver ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura, non ha accettato la raccomandazione da parte del Consiglio Onu di introdurre il reato di tortura. Inoltre, nonostante il Paese abbia aderito ai “Principi di Parigi”, non è stata ancora creata un'istituzione nazionale indipendente in grado di monitorare il rispetto dei diritti umani.
Amnesty International esprime sgomento e preoccupazione, temendo che “non aver affrontato lacune strutturali di tipo legale e istituzionale possa dar luogo, in futuro, a nuove violazioni dei diritti umani. L'impunità per violazioni commesse quali quelle in occasione del G8 di Genova del 2001 costituisce una macchia intollerabile nella storia dei diritti umani in Italia”. L'appello lanciato dall'organizzazione umanitaria, rivolto ai nostri rappresentanti istituzionali, è quello di condannare pubblicamente le barbarie commesse dalle forze di polizia dieci anni fa, sopratutto scusandosi con le vittime e le loro famiglie. Il 20 luglio 2001, in Piazza Alimonda, Carlo Giuliani fu raggiunto alla testa da un colpo di pistola, partito dalla mano di un uomo che, anziché operare in nome dell'ordine pubblico, ha sporcato la coscienza dello Stato con il sangue dell'ennesima vita umana spezzata.
Elenora Pochi
Fonte: Parolibero
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