Dal rapporto annuale di Amnesty International, sezione italiana, emerge che il nostro Paese è privo di uno specifico reato di tortura nel codice penale. A distanza di venti anni dalla ratifica della Convenzione ONU contro la tortura, l'Italia non ha ancora adeguato l'ordinamento giuridico nazionale all'impegno internazionale intrapreso. Di conseguenza, gli atti di tortura e i maltrattamenti commessi dai pubblici ufficiali, nell'esercizio delle loro funzioni, vengono perseguiti come forme di reato minore: lesioni, abuso d'ufficio, falso ecc. e puniti quindi con pene non adeguatamente severe.
“L'Italia non ha inoltre ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura – spiega Amnesty – che prevede l'adozione di meccanismi di prevenzione di maltrattamenti, tra cui un'istituzione indipendente di monitoraggio sui luoghi di detenzione, e non si è dotata di un'istituzione indipendente per il monitoraggio sui diritti umani, né di un organismo indipendente di denuncia degli abusi di polizia”. Sono state registrate frequenti denunce di tortura e di altri maltrattamenti commessi da agenti delle forze di polizia, nonché segnalazioni di decessi avvenuti in carcere in circostanze controverse. Amnesty ricorda i casi più recenti, tristemente noti. Nel giugno 2009, 10 agenti della polizia municipale di Parma sono stati rinviati a giudizio per lesioni, aggressione, sequestro di persona, calunnia, falsa testimonianza e altri reati minori, per il pestaggio di Emmanuel Bonsu, cittadino del Ghana, avvenuto nel settembre 2008. Bonsu è stato vittima di insulti razzisti e pestaggio, riportando danni a un occhio. Il 6 luglio 2009, quatto agenti della polizia di stato, sono stati condannati in primo grado per l'omicidio colposo di Federico Aldrovandi, 18 anni, morto nel settembre 2005 a Ferrara, mentre si trovava in stato di fermo. Il 14 luglio 2009, un agente della polizia stradale, Luigi Spaccarotella, è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Arezzo per l'omicidio colposo di Gabriele Sandri, ucciso nel novembre 2007 da un colpo di pistola. Il 22 ottobre 2009, Stefano Cucchi è morto nel reparto penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini di Roma, sette giorni dopo il suo arresto. Secondo la famiglia, le ferite rilevate sul suo corpo dopo il decesso, mostravano i maltrattamenti subiti. Nell' aprile 2010 è stata chiusa l'indagine preliminare, che ha escluso le accuse di omicidio. Restano in piedi le accuse di omissione di soccorso, aggravata dalla morte del paziente, lesioni personali e falso. Nel dicembre 2009, l'indagine per omicidio nel caso di Aldo Bianzino, morto in carcere a Perugia a ottobre 2007, si è conclusa con un'archiviazione. L'autopsia sul corpo di Bianzino aveva rivelato un'emorragia celebrale e lesioni al fegato. Ci auguriamo che la denuncia di Amnesty induca la classe dirigente a ratificare il protocollo opzionale alla Convenzione sopracitata, e ad introdurre nella nostra legislazione penale il reato di tortura.
Eleonora Pochi
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