17/02/12

I giovani e il miraggio di un ‘noioso’ posto fisso

In continua evoluzione, la vita lavorativa di un giovane sfuggirebbe così alla monotonia del contratto a tempo indeterminato, che, secondo il presidente del consiglio Monti, implicherebbe una vita noiosa

Contratti a tempo rinnovati per anni, lavoro intermittente, tirocini, stage e contratti a progetto. Niente di più eccitante! In continua evoluzione, la vita lavorativa di un giovane sfuggirebbe così alla noia del contratto a tempo indeterminato, che, secondo il presidente del consiglio Monti, implicherebbe una vita noiosa. Indubbiamente, vive un’altra Italia. Nell’Italia de noantri, questo sconosciuto del contratto a tempo indeterminato fa parte di una specie contrattuale che percorre mestamente la via dell’estinzione, annichilendo la sicurezza e la tranquillità garantite dal ‘posto fisso’, impedendo l’uscita dei ‘bamboccioni’ da casa (gli unici in Europa a non godere del reddito minimo garantito) e rendendo sempre più il ‘metter su famiglia’ un’epica impresa.

Con un tasso attuale di disoccupazione giovanile al 30,1%, il miraggio del ‘posto sicuro’ è dovuto senza dubbio di crisi economica, ma c’è anche dell’altro. C’è n’è per gli ‘sfigati’ laureati, che si ritrovano tra call-center di mattina e stage di pomeriggio, raccimolando di norma non più di 500 euro al mese. L’uso criminoso dello stage, sia nel settore pubblico che privato, bypassa la normativa che incardina i diritti dello stagista giustificandolo come ‘esperienza formativa’ per il candidato, precludendo da subito possibilità d’inserimento e di un, seppur esiguo, rimborso spese. Un circolo vizioso per i giovani, un circolo più che virtuoso per le aziende che godono di lavoro gratuito garantito dal ricambio degli stagisti. Qui, nel limbo dei stage, di contratto a tempo indeterminato, ma anche determinato, non se ne è mai avuta la più pallida idea.

Considerando il quinquennio 2005-2010 per le grandi imprese, quelle con oltre 500 dipendenti, l’Istat ha rilevato un crollo delle assunzioni del 12,9%. In generale, 7 contratti su 10 sono a termine e 7 su 10 terminano il rapporto lavorativo alla scadenza contrattuale. A quanto ammonti il numero di licenziamenti nel 2011 non è noto, benché siano state diffuse stime sui più disparati Paesi fuorché dell’Italia, ma se si è prestata attenzione alle vicende che hanno infuocato lo scorso anno, si percepisce, anche senza riscontri statistici, l’enorme ampiezza del fenomeno che sta ulteriormente investendo il Paese da Nord a Sud. Già dal saldo negativo tra assunti e fuoriusciti dal mercato del lavoro del biennio 2008-2010 si intuisce l’andamento verso la recessione, che si è fatta trovare inevitabilmente alle porte del 2012. E’ pur vero che dev’essere alquanto ‘noioso’ un posto fisso che garantisce uno stipendio tale possedere ed ottenere un micro-impero. Alla fine, quando si ha tutto, ci si stufa pure. Non si ha l’ebbrezza del non riuscire ad arrivare a fine mese. Il ‘posto fisso’ de noantri è ben altro. E’ la sicurezza di poter avere un tetto sopra la testa e di sfamare i propri figli.

Eleonora Pochi
Fonte: Fuori le Mura

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