Prima di leggere, guarda l’orologio del tuo computer e tieni a mente l’ora.
C’è un’India della crescita economica, della globalizzazione, dell’apertura al mercato internazionale, di un governo che a fronte di un’evidente iperinflazione apre le porte alle multinazionali, condannando la piccola e media impresa. Questa è l’India intesa come seconda potenza economica del continente asiatico.
L’altra India, con oltre un miliardo di popolazione, detiene uno dei più alti livelli al mondo di diseguaglianza sociale, sia sotto l’aspetto distributivo sia relazionale ed il più alto tasso del pianeta di mortalità infantile. Lo storico regno delle caste, conta quasi cinquecento milioni di poveri, che difficilmente riescono ad accedere a servizi di base quali l’assistenza sanitaria, un adeguato sostentamento alimentare, l’educazione. E’ allarme rosso per la strage infantile che si sta attualmente consumando nel subcontinente asiatico: almeno 1,73 milioni di bambini sotto i cinque anni muore ogni anno a causa di malattie curabili, quali la polmonite o la dissenteria, dovute da uno scarso accesso all’acqua e a servizi igenico-sanitari di base.La campagna mondiale “No child born to die”(Nessun bambino nasca per morire), indetta da Save the Children, reclama, in riguardo alla grave situazione del Paese, al governo indiano un incremento degli stanziamenti nel settore sanitario neonatale e infantile dall’1,1% al 5% e l’adozione di misure d’assistenza e previdenza verso l’infanzia.
Inoltre, sette milioni di minori, circa quattro volte l’intera popolazione della Capitale, sono gravemente malnutriti: “l’India è la patria di un terzo dei bambini malnutriti del mondo” fa notare l’organizzazione umanitaria. Ma c’è ancora dell’altro. Nel Paese che più di ogni altro fa gola a capitali esteri e multinazionali, la piaga del lavoro minorile sfiora i 12,6 milioni di bambini impiegati in attività continuative. E’ possibile firmare on-line la petizione presentata all’amministrazione indiana da Save the Children per richiedere al governo finanziamenti urgenti nel settore sanitario e contrastare lo tsunami di morte che si sta abbattendo sui minori indiani. Il destino di una Nazione dipende dai passi che si permette ai bambini di compiere verso il futuro, ma, riprendendo Joyce Lussu, “i piedini dei bambini morti non consumano le suole”. Sono passati circa quattro minuti da quando hai guardato l’orologio, in questo lasso di tempo dodici piccoli indiani sono morti.
Eleonora Pochi
Fonte: Fuori le Mura
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