21/01/11

L'Italia nella trappola dell'indebitamento

Come si evince dall’andamento della curva del grafico, il debito italiano cresce in maniera continuativa e costante da più di 30 anni, rendendo la prospettiva di bancarotta sempre più concreta.
A causa di cattive amministrazioni ed eccessivi sprechi, dal secondo dopoguerra il debito pubblico è sempre salito e continuerà l’impennata anche nel 2010, superando il 123% nel rapporto debito/Pil.Con l’anno venturo, Tremonti s’è accorto che esiste la crisi, se fino a poco tempo fa dichiarava “Crisi? L’Italia è fuori, il governo ha fronteggiato il rischio del collasso dei conti pubblici” , ora invece s’appresta a confessare “Siamo come in un videogame, vedi un mostro, lo combatti e vinci, poi ne compare un altro più forte del primo”.
In termini monetari, il debito italiano ammonta oggigiorno al suo massimo storico, 1.869.141 miliardi di euro e vi invito a cliccare sul link per osservare come sale, ogni secondo, l’inquietante “contatore del debito”. Per meglio rendere l’idea, si consideri che tra gennaio e luglio 2010 il debito è salito di 50.100.143.820 euro, più di 7 miliardi al mese, 236 milioni al giorno, circa 10 milioni di euro all’ora, 164.112 euro al minuto.


Implicito è l’aumento del deficit, semplicisticamente la differenza negativa tra entrate e spese pubbliche annuali, causa dell’indebitamento inarrestabile del nostro paese. Nel 2010 l’Italia, secondo le stime FMI, riporterebbe un saldo negativo dei conti pubblici pari a 6,3%, a differenza dell’1,5% del 2007.
Le cifre parlano da sole e questo 2011 sembrerebbe riservarci la rovina, il raggiungimento della soglia dei duemila miliardi di debito pubblico. Si, DUEMILA MILIARDI.
Il debito pubblico procapite è di 31mila euro,  in altre parole, ognuno di noi porta sul groppone il peso del debito pubblico, che prima o poi presenterà il conto, indistintamente a ricchi e poveri.
Per evitare che il debito esploda, come la situazione attuale della Grecia, l’antidoto è un buon tasso di crescita, almeno del 2%. Secondo Lodovico Pizzati, Economista Università di Venezia “La debole crescita italiana, che s’attesta ad un misero 0,2% non è abbastanza ed inoltre – spiega – se diminuisci la spesa pubblica di 25miliardi, da sola non basta perché si rischia di uccidere la crescita”.
La ricetta per l’aumento della crescita senza dubbio comprende meno corruzione in primis, meno presenza dello Stato a favore della libera iniziativa economica e non è un’opinione personale, ma lo evidenziano accurati studi Ocse.Secondo le stime dell’Organizzazione per lo Sviluppo Economico, le liberalizzazioni aumenterebbero la produttività italiana del 14% con un indiscutibile miglioramento nella qualità dei servizi erogati.
Al riguardo, Ugo Arrigo, economista Università di Milano commenta “Alcune aziende potrebbero tranquillamente stare sul mercato, comportando l’ausilio di tariffe più basse per i cittadini e una miglior gestione delle attività rispetto al capitalista falso, il sindaco, Tremonti, il capo di Governo, insomma chi fa l’imprenditore con i soldi non suoi sono sicuramente peggiori di qualunque altra persona che fa le stesse cose rischiando con i soldi propri”.
Dunque, come fossimo in un videogame, siamo invasi ed attaccati duramente dai mostri e le armi per difenderci ci vengono  tolte di mano per garantire l’interesse e la salvaguardia di quei pochi che i mostri, non li hanno mai visti pur essendo responsabili dell’invasione.


Eleonora Pochi

Fonte : Fuori le mura

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