Era il
27 dicembre 2008, quando le forze israeliane sferrarono il più brutale attacco alla popolazione palestinese. La cosiddetta operazione
Piombo fuso fece cadere sulla testa di migliaia di cittadini della striscia di Gaza tonnellate d’esplosivo. Ventidue giorni di guerra provocarono
1.500 morti di cui 352 bambini, più di 5.500 feriti e sconvolsero la vita di 1.5milioni di persone sopravvissute ai bombardamenti, provocando, inoltre, un’elevata diffusione del cancro proveniente dall’inquinamento da fosforo bianco e dalle armi chimiche utilizzate dall’esercito di Netanyahu.
Sembrerebbe che Israele quasi sfrutti il periodo delle festività natalizie per agire con maggior discrezione.
A due anni dal massacro, il cielo di Gaza è tornato a piovere bombe.Già
dalla vigilia di Natale sono cominciati i bombardamenti, ma
dal 27 dicembre si sono intensificati con bombe a gas e spari contro i civili dell’area di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza.
Tra gli attacchi della zona, un carro armato ha sparato un colpo di cannone contro un gruppo di ragazzi che stavano giocando, provocando un morto e sei feriti.
A Gaza City, invece, un gruppo di soldati israeliani ha sparato contro un gruppo di palestinesi che stavano raccogliendo macerie per riciclarle come materiale edile, com’è solito fare dal 2008, dopo la
distruzione di 20mila abitazioni private e la devastazione d’edifici pubblici, ospedali ed il conseguente embargo sui materiali edili decretato da Israele.
I cittadini della Striscia di Gaza, sotto assedio, hanno scritto una lettera aperta, in occasione dell’anniversario di Piombo Fuso, rivolta alla comunità internazionale con l’intento di suscitare una
presa di coscienza collettiva di quanto di orribile avviene a causa dell’assedio. Abbiamo ritenuto opportuno pubblicare il testo integrale della lettera e vi invitiamo caldamente a leggerla con attenzione, affinché si possa comprendere meglio la reale situazione in quella particella di mondo, dimenticata, o meglio ignorata, dal mondo intero.
“Noi palestinesi della striscia di Gaza sotto assedio, oggi, a due anni
dall’attacco genocida di Israele alle nostre famiglie, alle nostre case, alle nostre fabbriche e scuole, stiamo dicendo basta passività, basta discussione, basta aspettare – è giunto il momento di obbligare Israele a rendere conto dei suoi continui crimini contro di noi. Il
27 dicembre 2008 Israele ha iniziato un bombardamento indiscriminato della striscia di Gaza.
L’attacco è durato 22 giorni, uccidendo, secondo le principali organizzazioni per i diritti umani, 1417 palestinesi di cui 352 bambini. Per 528 sconvolgenti ore,
le forze di occupazione israeliane hanno scatenato i mezzi provenienti dagli Stati Uniti: F15, F16, Carri armati Merkava, il fosforo bianco proibito in tutto il mondo, hanno bombardato ed invaso la piccola enclave costiera palestinese dove risiedono
1.5 milioni di persone, tra le quali 800.000 sono bambini e oltre l’80% rifugiati registrati alle Nazioni Unite. Circa 5.300 feriti sono rimasti invalidi.
La devastazione ha superato in ferocia tutti i precedenti massacri sofferti a Gaza, come per esempio i 21 bambini ammazzati a Jabalia nel marzo 2008 o i 19 civili uccisi mentre si rifugiavano nella loro casa durante il massacro di Beit Hanoun del 2006. La carneficina ha addirittura superato gli attacchi del novembre1956 nei quali le truppe israeliane hanno indiscriminatamente radunato ed ucciso 274 palestinesi nella città di Khan Younis (sud della striscia) ed altri 111 a Rafah (nord).
Fin dal massacro di Gaza del 2009, cittadini del mondo si sono assunti la responsabilità di fare pressione su Israele perchè rispetti la legge internazionale, attraverso la strategia già collaudata del
boicottaggio, disinvestimento e sanzioni. Come è stato fatto nel movimento globale
BDS che fu così efficace nel porre un termine al regime di
apartheid sudafricano, chiediamo con forza alle persone di coscienza di unirsi al movimento BDS creato da oltre
170 organizzazioni palestinesi nel 2005.
Come in Sudafrica lo squilibrio di forze in campo e di rappresentazione in questa lotta può essere controbilanciata da un potente movimento di solidarietà internazionale con il BDS in testa, portando i responsabili dell’atteggiamento israeliano a rendere conto delle proprie azioni, cosa in cui la comunità internazionale ha ripetutamente fallito. Allo stesso modo, sforzi civili e fantasiosi come le navi del Free Gaza che hanno rotto l’assedio cinque volte,
la Gaza Freedom March, la Gaza Freedom Flotilla, e i molti convogli via terra non devono smettere di infrangere l’assedio, evidenziando la disumanità di tenere 1,5 milioni di cittadini di Gaza in una prigione a cielo aperto.
Sono passati ora due anni dal più grave degli atti di genocidio israeliani, che dovrebbe aver lasciato la persone senza alcun dubbio sulla brutale vastità dei piani di Israele per i palestinesi.
L’assalto assassino verso gli attivisti internazionali a bordo della Gaza Freedom Flotilla nel mar mediterraneo ha reso palese al mondo il poco valore che Israele ha dato alle vite palestinesi finora. Il mondo ora sa, ed adesso dopo 2 anni nulla è cambiato per i palestinesi.
Il
rapporto Goldstone è arrivato e passato: nonostante il suo elencare una dopo l’altra le contravvenzioni alle legge internazionale,
“crimini di guerra” israeliani e “possibili crimini contro l’umanità”, nonostante l’Unione Europea, le Nazioni Unite, la Croce Rossa, e tutte le più grosse associazioni per i diritti umani abbiano fatto una chiamata per una fine a un’assedio medievale e illegale, esso continua con la stessa violenza. L’11 novembre 2010 il capo dell’UNRWA John Ging ha dichiarato:
“non ci sono stati cambiamenti concreti per la popolazione sul terreno per quanto riguarda la loro situazione, la loro dipendenza da aiuti, l’assenza di ogni risarcimento o ricostruzione, nessuna economia…le distensioni, come sono state descritte, non sono state nulla di più che una distensione politica nelle pressioni verso Israele ed Egitto”
Il 2 dicembre 22 organizzazioni internazionali, tra cui Amnesty, Oxfam, Save the Children, Christian Aid, e Medical Aid for Palestinian hanno prodotto il
report “Dashed Hopes, Continuation of the Gaza Blockade (Speranze in polvere, la continuazione del blocco)”, chiamando per un’azione internazionale che forzi Israele ad abbandonare incondizionatamente il blocco, descrivendo come
i palestinesi di Gaza sotto l’assedio israeliano continuino a vivere nelle stesse disastrose condizioni. Solo una settimana fa l’Human Rights Watch ha pubblicato un
rapporto dettagliato “Separate end Unequal (separati e diseguali)” che
denuncia gli atteggiamenti israeliani come pratiche di apartheid, facendo eco ad affermazioni simili da parte degli attivisti sudafricani anti-apartheid.
Noi palestinesi di Gaza vogliamo vivere in libertà e incontrare amici palestinesi o famiglie da Tulkarem, Gerusalemme o Nazaret, vogliamo avere il diritto di viaggiare e muoverci liberamente. Vogliamo vivere senza la paura di un’altra campagna di bombardamenti che lascia i nostri bambini morti e molti più feriti o con cancro proveniente dall’inquinamento da fosforo bianco israeliano ed armi chimiche.
Vogliamo vivere senza essere umiliati ai check point israeliani o la vergogna di non poter provvedere alle nostre famiglie a causa della disoccupazione portata dal controllo economico e dall’assedio illegale. Chiediamo una fine del razzismo che è a fondamento di quest’oppressione.
Domandiamo:
quando i Paesi del mondo si comporteranno secondo le fondamentali premesse che gli esseri umani debbano essere trattati in maniera equa, senza differenze di origine, etnia o colore – è così esagerato affermare che i bambini palestinesi abbiano gli stessi diritti di ogni altro essere umano? Sarete capaci un giorno di guardarvi indietro e dire che siete stati dalla parte giusta della storia o avrete supportato l’oppressore?
Noi, inoltre,
chiamiamo la comunità internazionale ad assumersi le sue responsabilità e proteggere il popolo palestinese dalle feroci aggressioni di Israele, finire immediatamente l’assedio con un risarcimento completo della distruzione di vite ed infrastrutture di cui siamo stati afflitti da quest’esplicita pratica di punizione collettiva. Assolutamente nulla può giustificare pratiche internazionali feroci come l’accesso limitato all’acqua e all’elettricità a 1,5 milioni di persone. L’omertà internazionale nei confronti della guerra genocida che ha avuto luogo contro più di 1,5 milioni di persone rende palese la complicità in questi crimini.
Facciamo anche un’appello a tutti i gruppi di solidarietà palestinesi ed alle organizzazioni della società civile internazionale per esigere:
- La fine dell’assedio che è stato imposto alla popolazione palestinese della West Bank e della striscia di Gaza come conseguenza dell’esercizio della loro scelta democratica.
- La protezione delle vite civili e proprietà, come stipulato dalla legge umaitaria internazionale e dalla legge internazionale riguardo i diritti umani, come la quarta convenzione di Ginevra.-Il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici
- Che i rifugiati palestinesi nella striscia di Gaza siano immediatamente riforniti di supporto materiale e finanziario per affrontare le immense avversità che stanno vivendo
- Fine dell’occupazione, apartheid ed altri crimini di guerra
- Immediati risarcimenti e compensazioni per tutte le distruzioni portate avanti dalle forze di occupazione israeliane nella striscia di Gaza
- Boicotta, disinvesti e sanziona, unisciti a molti sindacati in tutto il mondo, università, supermercati, artisti e scrittori che rifiutano di intrattenere l’apartheid di Israele. Parla della Palestina, per Gaza, e soprattutto AGISCI. Il tempo è adesso.
Gaza assediata, Palestina
27 dicembre 2010
List of signatories:
General Union for Public Services Workers
General Union for Health Services Workers
University Teachers’ Association
Palestinian Congregation for Lawyers
General Union for Petrochemical and Gas Workers
General Union for Agricultural Workers
Union of Women’s Work Committees
Union of Synergies—Women Unit
The One Democratic State Group
Arab Cultural Forum
Palestinian Students’ Campaign for the Academic Boycott of Israel
Association of Al-Quds Bank for Culture and Info
Palestine Sailing Federation
Palestinian Association for Fishing and Maritime
Palestinian Network of Non-Governmental Organizations
Palestinian Women Committees
Progressive Students’ Union
Medical Relief Society
The General Society for Rehabilitation
General Union of Palestinian Women
Afaq Jadeeda Cultural Centre for Women and Children
Deir Al-Balah Cultural Centre for Women and Children
Maghazi Cultural Centre for Children
Al-Sahel Centre for Women and Youth
Ghassan Kanfani Kindergartens
Rachel Corrie Centre, Rafah
Rafah Olympia City Sister
Al Awda Centre, Rafah
Al Awda Hospital, Jabaliya Camp
Ajyal Association, Gaza
General Union of Palestinian Syndicates
Al Karmel Centre, Nuseirat
Local Initiative, Beit Hanoun
Union of Health Work Committees
Red Crescent Society Gaza Strip
Beit Lahiya Cultural Centre
Al Awda Centre, Rafah
Fonte:
Fuori le mura - Eleonora Pochi