14/02/15

Strage di palestinesi su un barcone, solo 8 superstiti: “Ci hanno fatto affondare”

Il viaggio della morte verso l’Italia di 450 migranti palestinesi e siriani, risucchiati dal Mediterraneo il 10 settembre scorso. Le testimonianze dei sopravvissuti

Si scappa da Gaza, soprattutto dopo il recente attacco israeliano. Al posto di case, ospedali e scuole ora ci sono solo quintali di macerie. Come in ogni angolo di mondo, quando le condizioni di vita diventano insostenibili, il mercato nero delle emigrazioni clandestine prende terreno. Sono emigrazioni che spesso finiscono in tragedia: solo 8 gazawi sono sopravvissuti al viaggio della morte nel Mediterraneo che il 10 settembre scorso ha inghiottito circa 450 persone tra palestinesi e siriani.

Nella Striscia alcuni trafficanti sarebbero di Hamas. Bastano circa 4.000 euro per assicurare nel giro di pochi giorni un paio di timbri sul passaporto che permettono la fuga attraverso il valico di Rafah e l’arrivo a al-Arish. Secondo testimonianze dirette, una volta passato il valico ci sono dei camion che aspettano i gazawi, che vengono portati ad al- Arish per una sosta di qualche ora. Poi si prosegue verso Alessandria e nella zona di Dimiat i profughi vengono sistemati in appartamenti. I trafficanti assicurano ai migranti che il viaggio sarà confortevole e li invitano a lasciare tutti i loro bagagli in un’imbarcazione che dovrebbe viaggiare al fianco di quella più grande che ospiterà le persone.

I migranti entrano in acqua, a circa un chilometro dalla riva salgono su un gommone che li porterà a una prima imbarcazione, di circa 11 mtq., e poi alla grande barca, di circa 17 mtq. che arriverà in Italia. In genere i migranti che vengono caricati dalla prima imbarcazione alla barca definitiva subiscono violenze dai trafficanti, che gli procurano fratture e ferite. Secondo alcuni degli unici otto superstiti su 450 passeggeri del naufragio del 10 settembre scorso, i trafficanti sarebbero armati e avrebbero tolto oro e telefoni a tutte le persone a bordo.

La barca salpa il 6 settembre. Dopo i primi quattro giorni di viaggio, quando si trova in acque internazionali, i trafficanti ordinano ai migranti di trasferirsi su una barca ancora più piccola, perché quella in cui erano è in buono stato, quindi gli sarebbe di sicuro servita per altre tratte. Quella in cui volevano che si spostassero i migranti, invece, avrebbe a malapena raggiunto l’Italia nello stato in cui era. I migranti si rifiutano. Sanno che salire su quella barca disastrata, con il mare alto, significa inevitabilmente andare incontro alla morte. Quindi si procede, senza nessuno spostamento. E’ il 10 settembre. Si accosta alla barca un’imbarcazione che secondo alcuni dei superstiti “era una barca di ferro – racconta E.J.  – egiziana, dalle scritte che aveva sopra. Volevano ucciderci perché non avevamo voluto lasciare la nostra imbarcazione per trasferirci su quella più piccola. Dopo qualche ora passata a osservarci, hanno virato verso di noi e hanno colpito la nostra barca, fermandosi a pochi metri e guardandoci mentre affondavamo”.

I migranti, quasi tutti palestinesi di Gaza e siriani, sono accalcati in oltre duecento sul piano inferiore e altri duecento sul piano superiore della barca. Questi primi duecento vanno giù. Risucchiati. Non tutti hanno il giubbotto di salvataggio. La pressione della barca è forte e li trascina, affogandoli. Anche il secondo piano affonda. Ora tutti sono in acqua. Dei 450, solo 150 sono a galla. Nel giro di mezzora comincia a salire a galla qualche dattero, alcune decine di scarpe e una distesa di cadaveri. Chi ancora vive, riesce a stare a galla aggrappandosi ai cadaveri. La barca è affondata nel pomeriggio del 10 settembre, intorno alle 16.00. Dopo una nottata passata nell’inferno del mare alto, i cadaveri a galla, l’acqua gelida e la paura, i superstiti decidono di muoversi e di cominciare a nuotare anche senza direzione, avendo perso anche la speranza di un salvataggio d’emergenza. Nuotano per tre giorni, ma la corrente e il mare alto non permettono loro di rimanere uniti.

Di quei 150 palestinesi solo otto hanno raggiunto terra. Gli altri sono dispersi. Una nave commerciale francese ha rinvenuto due cadaveri, una bambina di Gaza e un anziano siriano, e ha soccorso tre superstiti portandoli a Malta. Un’altra nave commerciale filippina ha prestato soccorso a tre superstiti, che sono stati portati in un ospedale nell’isola di Creta. Tra loro, una bambina siriana che è morta poche ore dopo l’arrivo in ospedale. L’ultima nave commerciale che ha raccolto superstiti è stata un’imbarcazione di Panama, che ha accompagnato altri due migranti a Pozzallo, in Sicilia. Come dichiarato anche dall’Osservatiorio Euro-Mediterraneo per i diritti umani (http://www.euromid.org/en ), i superstiti sono tutti palestinesi provenienti dalla Striscia di Gaza. Oltre la metà dei palestinesi che erano saliti sulla barca della morte erano di Khan Younis. Circa 100 bambini sono morti.

Eleonora Pochi
Fonte: Nena News

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